In parlamento, Giorgia Meloni ha affermato che, «prima di ogni ipotetico diritto a emigrare, ogni essere umano ha il diritto di non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore».  Queste parole sembrano un passo avanti nella riflessione personale di Meloni (almeno in quella che si evince dalle sue posizioni pubbliche) e nella discussione della destra. Anche se forse è un passo anche più avanti di quanto Meloni stessa non vorrebbe ammettere, immagino. O forse non è affatto un passo avanti, ma un neanche tanto abile nascondimento delle solite posizioni.

Meloni dice che il diritto ad emigrare è ipotetico e invece il diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore è reale.

In realtà, questi due diritti stanno insieme, molto più di quanto Meloni immagini e di quanto membri della sua maggioranza e presumibilmente i suoi elettori sarebbero disposti a concedere.

Il ragionamento di Meloni

Il ragionamento di Meloni sembrerebbe essere questo. I migranti sono costretti a partire perché cercano una vita migliore, una vita che non è loro possibile, o concessa, nei paesi d’origine.

Quindi, noi dobbiamo aiutarli a casa loro (sì, sempre la solita idea fissa, non solo di Meloni). In questo ragionamento ci sono alcune ammissioni importanti, una falla logica ed empirica e qualche piccola confusione.

La prima ammissione: i migranti sono costretti a migrare, non è una loro libera scelta, anzi una scelta irresponsabile di chi non è conscio dei rischi che corre nella traversata e di quelli che fa correre ai propri figli. I lettori ricorderanno che quest’idea di migranti irresponsabili ha caratterizzato in parte la reazione di Meloni e di altri esponenti del governo alla tragedia di Cutro. Bene, è un sollievo vedere che Meloni ha cambiato idea su questo.

Tutti i migranti sono costretti a partire

LAPRESSE

Se i migranti sono costretti ad emigrare, la loro scelta non può essere irresponsabile: è l’unica cosa che potevano fare. Inoltre, se si tratta di migrazione forzosa, la distinzione consueta fra migranti e rifugiati cade o si attenua molto.

Se chiunque migri era costretto a farlo allora tutti i migranti hanno il diritto a venire aiutati e accolti, perché vittima di una illegittima coercizione nel paese d’origine.

La differenza fra un richiedente asilo a rischio di persecuzione e un migrante economico o ambientale, per Meloni, diventa solo di grado.

Quindi, la protezione internazionale non può essere negata a chi riesca ad arrivare nel nostro paese spinto da circostanze di costrizione.

La migrazione è una questione di giustizia globale

Seconda ammissione: ciò che costringe i migranti a partire è l’obiettivo di una vita migliore. E avere una vita migliore, plausibilmente, è un diritto.

Dunque, Meloni riconosce i fatti eclatanti della diseguaglianza globale, abbandonando così anche il suo nazionalismo.

I migranti sono legittimamente alla ricerca di una vita migliore, magari buona quanto la nostra, e hanno il diritto di farlo.

Ovviamente, questo implica (anche se Meloni non lo dice) che c’è un dovere di redistribuzione a livello globale. Se loro hanno diritto a una vita migliore, noi (che questa vita la viviamo) abbiamo il dovere di aiutarli, redistribuendo le risorse a livello globale.

Aiutarli a casa loro?

Ma di aiutarli a casa loro, potrebbe ribattere Meloni, o un suo sostenitore. Qui entra in gioco la falla empirica. Una conoscenza anche minima dei meccanismi della migrazione ci dice che migrano le persone più capaci e con una certa capacità economica.

Per emigrare bisogna avere forze e un po’ di denaro. Anche flussi legali non renderebbero emigrare un affare alla portata di chiunque, o comunque delle persone più derelitte. Allora, immaginiamo di aiutare i migranti a casa loro.

Semplificando un po’, si possono verificare due scenari: o li aiutiamo talmente tanto che nessuno vuole più una vita migliore di quella che ha e cerca di raggiungerla altrove, o rimangono comunque delle differenze di reddito, opportunità e prospettive di vita fra differenti paesi.

Per arrivare al primo scenario, bisognerebbe operare una redistribuzione globale che neanche il più estremista fra i fautori della giustizia globale ha mai immaginato. Mi pare difficile che la immaginino Meloni e il suo governo.

Quello che è più probabile è il secondo scenario. Ma in questa situazione perché mai un giovane volenteroso, con risorse di carattere, fisiche ed economiche, non dovrebbe, proprio approfittando degli aiuti internazionali che hanno messo lui ed altri nel suo paese in condizioni meno disagiate, avere ancora più voglia di partire per garantirsi una vita ancora migliore? È molto plausibile che gli aiuti internazionali aumentino la migrazione.

Il diritto di espatriare

APN

Qui viene la parte sull’ipotetico diritto a emigrare. Forse Meloni pensa a una soluzione del genere: li aiutiamo a casa loro, garantendo il diritto di rimanere lì e vivere (abbastanza) bene e togliamo tutte le possibilità di emigrare.

Questo si può fare in due maniere, non necessariamente alternative. Si possono chiudere del tutto le frontiere e si può chiedere ai paesi di origine di bloccare le partenze, cioè di costringere i propri concittadini a non uscire dai patri confini.

La prima soluzione, cioè la chiusura delle frontiere, rivela qual è il vero pensiero di Meloni e come le sue concessioni sinora siano del tutto posticce e strumentali.

La seconda soluzione, paesi che bloccano i propri concittadini, è rivelativa, anche: aiutare i migranti a casa loro viene meglio se ci si immagina attorniati da paesi dittatoriali.

Queste sono le contraddizioni e le confusioni implicite del ragionamento di Meloni. Sicuramente ogni essere umano ha diritto di rimanere dove è nato, e di non essere costretto ad andarsene per cercare una vita migliore.

Ma ovviamente ha anche il diritto a non essere costretto a rimanere se non vuole, ha il diritto di espatriare, magari per ragioni politiche, e di ritornare se vuole (peraltro questo diritto è riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, all’articolo 13).

E, naturalmente, è assurdo che a qualcuno si dia il diritto di espatriare senza dargli il diritto di andare da qualche parte.

Una volta che lascia il proprio paese dove va? Su Marte? Vorremmo essere lieti delle concessioni e del cambiamento di prospettiva di Meloni. Ma, se si guarda bene, non c’è nulla di nuovo, né nulla di condivisibile

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