Così silenzi e ritardi del governo Meloni, il cui partito proprio non pullula di europeisti per inclinazione e per conoscenze, rischiano di mettere l’Italia ai margini
Arrivata arrembante alle elezioni del Parlamento europeo, il 9 giugno, sull’onda di una notevole visibilità personale e politica guadagnatasi con l’attivismo dispiegato a tutto campo sulla scena non solo europea, ma internazionale, a capo dello schieramento dei Conservatori e Riformisti europei, Meloni celebrò la crescita elettorale e l’aumento del numero di seggi parlamentari come un grande successo. Credette anche e lo raccontava trionfante che era giunto il momento di un cambio di maggioranza



