- La giovane, sicura di sé, a tratti spiritosa Giorgia Meloni è riuscita a convincere una bella fetta di elettori in campagna elettorale, ma appena si è accomodata sulla sedia da premier ha svelato le carte.
- Il governo è stato velocissimo a scompigliare le carte, insistendo su nazione e immigrazione, vecchie parole d’ordine della destra. E tanti saluti al prezioso lavoro svolto da Mario Draghi nel darci dignità nell’Unione.
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Non sono ingenue le opposizioni, per fortuna. Nel Partito democratico qualcosa si è mosso, anche se fatica a uscire dalla paralisi del risultato delle elezioni. Dopo un primo inciampo, anche Giuseppe Conte ha definito la norma anti rave «da stato di polizia».
La giovane, sicura di sé, a tratti spiritosa Giorgia Meloni è riuscita a convincere una bella fetta di elettori in campagna elettorale, ma appena si è accomodata sulla sedia da premier ha svelato le carte. Dietro di lei è balzata fuori la peggiore destra postfascista, con strascichi di leghismo e berlusconismo. Ci è voluto poco più di una settimana. In Europa ha stretto alleanze con il governo polacco di Mateusz Morawiecki, gli spagnoli franchisti di Vox, Viktor Orbán e Marine Le Pen. So



