La giovane, sicura di sé, a tratti spiritosa Giorgia Meloni è riuscita a convincere una bella fetta di elettori in campagna elettorale, ma appena si è accomodata sulla sedia da premier ha svelato le carte.

Dietro di lei è balzata fuori la peggiore destra postfascista, con strascichi di leghismo e berlusconismo. Ci è voluto poco più di una settimana.

In Europa ha stretto alleanze  con il governo polacco di Mateusz Morawiecki, gli spagnoli franchisti di Vox, Viktor Orbán e Marine Le Pen.

Sono stati velocissimi a scompigliare le carte, insistendo su nazione e immigrazione, vecchie parole d’ordine della destra. Sui migranti questo governo sta già dando il peggio di sé, in Italia e in Europa.

Qualcuno si aspettava che la presidente provasse a trattare con la Germania del socialdemocratico Olaf Scholz sull’economia, invece si è messa a litigare sui migranti, con l’emergenza di migliaia di persone al largo delle coste italiane.

E tanti saluti al prezioso lavoro svolto da Mario Draghi nel darci dignità nell’Unione.

Nel governo Meloni non sono ingenui. In un batter d’ali hanno approvato una norma contro “l’invasione” di terreni pubblici o privati già al primo Consiglio dei ministri.

Hanno tuonato contro i rave e la droga, quando è evidente che vogliono colpire in realtà ogni forma di protesta prima ancora che si materializzi.

Non sono ingenue nemmeno le opposizioni, per fortuna. Nel Partito democratico qualcosa si è mosso, anche se fatica a uscire dalla paralisi del risultato delle elezioni.

Dopo un primo inciampo, anche Giuseppe Conte ha definito la nuova norma «da stato di polizia».

Che la destra non sia sprovveduta si vede persino nella gestione della Rai. Approfitta del sogno dell’attuale ad Carlo Fuortes di guidare la Scala di Milano per sostituirlo con un nuovo amministratore.

Il gas, il caro-bollette, la crisi energetica non sono certo al centro delle iniziative della destra. Sono le ultime delle priorità.

Le promesse di ripresa economica urlate in campagna elettorale sono impossibili da realizzare e quindi si scatenano contro gli immigrati e i ragazzi dei rave.

Insomma, Meloni è stata velocissima a fare retromarcia. Stiamo tornando indietro nel tempo più velocemente di quanto ci si aspettava.

Tra un viceministro vestito da nazista e politiche economiche inesistenti, siamo solo all’inizio.

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