La voce femminista è sovrastata dal diluvio comunicativo suprematista e colonialista di personaggi come Trump, Vance, Musk. Il femminismo seppe dire una parola “altra” sulla guerra già nel 1915, con le a «stringersi le mani da sorelle, al di là della guerra delle nazioni». Erano outsider. Oggi con von der Leyen in testa sono protagoniste della politica di riarmo. E il governo Meloni manifesta affinità con i progetti muscolari e machisti di Trump, Orbán o Milei
È un’altra volta l’8 marzo, il primo forse di quella che somiglia sempre più a nuova era. Il grido di protesta delle donne si leva, quest’anno, tra venti di guerra che soffiano impetuosi, in Europa, in Medio Oriente, e altrove nel mondo. La voce femminista, che parla di libertà e diritti universali, è sovrastata dal diluvio comunicativo machista, suprematista, colonialista di personaggi come Donald Trump, JD Vance, Elon Musk. La lotta per la vita dei soggetti vulnerabili si scontra con il moltip



