Ci si attendeva una forte “ondata rossa” dei repubblicani, pronta a travolgere il fragile connubio politicamente corretto tra radicali del wokismo e vecchio apparato democratico. Sembrava che tutto propendesse per l’affermazione nazional-populista del Maga (make America great again).

E invece no: gli Usa si dimostrano più in bilico di quanto immaginassimo e la loro democrazia sensibilmente più forte.

In tanti e autorevoli commentatori prevedevano la sconfitta di Joe Biden e Barack Obama e del loro “allarme democratico”: e invece no. Anzi: proprio quell’allarme ha aiutato il partito dell’asinello a reggere l’urto di un Donald Trump rinvigorito.

Republican U.S. Sen.-elect JD Vance speaks during an election night party Tuesday, Nov. 8, 2022, in Columbus, Ohio. (AP Photo/Jay LaPrete) Associated Press/LaPresse Only Italy

I repubblicani, pur essendo ad un passo dal conquistare la Camera, hanno registrato una performance inferiore al previsto, mentre i democratici possono sperare di mantenere il Senato.

Se ne deduce che la stella di Trump non splende più come sei anni fa. E’ ancora la figura dominante nel suo partito e resta il favorito alla nomination ma si ritrova un GOP (Grand Old Party, i Repubblicani) più debole, diviso e scosso da sotterranee lotte intestine.

Quando ciò accade in America la responsabilità viene sempre data al maggior leader: in questo caso a Trump stesso.

La sua figura sta diventando troppo divisiva anche all’interno dei repubblicani, creando problemi alla sua base. Soprattutto vincono candidati repubblicani non trumpiani, come in Georgia.

La forbice tra repubblicani tradizionali ed trumpiani estremisti si allarga a favore dei primi, creando prevedibili difficoltà in vista delle presidenziali del 2024.

Nel campo democratico tuttavia non è tempo per cantare vittoria. Joe Biden compie 80 anni tra poco e non si vede in tutto il partito chi potrebbe succedergli.

Per questo si inizia a credere seriamente che il prossimo candidato sarà ancora lui, malgrado l’età. Come reagirà la sinistra (wokisti, partigiani di Bernie Sanders e squad) che già si sente messa alle strette? Già ci sono campagne sul web a colpi di #DontRunJoe".

Un’altra cattiva notizia per i democratici è la Florida: un tempo riuscivano a contrastare i repubblicani (si pensi alla contea di Dade dove c’è Miami); ora sono quasi del tutto scomparsi e lo stato non può più essere considerato uno swing state.

Anche in Texas le cose sono andate male per Biden, che puntava a farne uno stato blu. La lezione più importante di queste midterm è che l’estremismo sta diventando un problema per entrambi gli schieramenti.

Dopo la polarizzazione

Democrat Cheri Beasley and her family are cheered on by supporters following her concession speech in the U.S. Senate race, at a rally in Raleigh, N.C., Wednesday, Nov. 9, 2022. (AP Photo/Karl B DeBlaker) Associated Press/LaPresse Only Italy

Gli elettori si stanno stancando della polarizzazione degli ultimi 10 anni? Sarebbe una bella notizia per la democrazia. Ci sono vari sondaggi che evidenziano come gli americani considerano entrambi i partiti lontani dal centro, come invece sarebbe auspicabile.

Ad esempio la recente battaglia repubblicana contro l’aborto sta facendo ricredere molti elettori di destra: non che siano diventati favorevoli all’interruzione di gravidanza ma hanno ritenuto poco opportuno che la corte suprema riaprisse questa ferita dentro la società. Da più parti giungono segnali che il pubblico inizia a chiedere un raffreddamento.

Anche sul tema della criminalità, la polemica sulla polizia (tra chi vuole toglierle denari – defund the police – e chi la vuole più forte) non ha giocato a favore dei repubblicani come ci si aspettava. In realtà pare che l’elettorato su questo punto sia confuso: desidera certamente più sicurezza ma è anche scioccato dagli abusi degli agenti che sono sotto gli occhi di tutti.

L’attuale fase di quasi recessione economica, la sfida con una Cina sempre più autoritaria, l’inflazione: tanti sono gli elementi che rendono prudente l’americano medio.

Il ruolo della società e delle chiese in questo è rilevante: anche la pressione dei neopentecostali americani sta diminuendo di intensità estremista, così come si è visto in Brasile, l’altro grande paese in cui tale denominazione cristiana è molto forte.

E’ vero che negli Stati Uniti si parla poco della guerra in Ucraina, almeno non tanto quanto in Europa. Tuttavia il timore del rischio nucleare –evocato anche dal presidente Biden stesso- inizia a farsi sentire. Tutti questi elementi –assieme alla nota personale contrarietà di Trump per la guerra con la Russia - devono far riflettere gli europei: dall’altra sponda dell’Atlantico giungono segnali che iniziano a contraddire la polarizzazione degli ultimi anni.

Sia destre che sinistre europee hanno di che riflettere: fino ad ora è stata preferita una politica radicale spingendo sulle estreme. Forse inizia – invero molto lentamente- una svolta generale verso il centro. 

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