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Pensare e diffidare: sono questi i nostri salvagente. Questa premessa serve a suggerire diffidenza verso l’uso abituale di parole che nascondono le cose invece di mostrarle.
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Parole generiche come “destra” o “centrodestra” non aiutano a mettere a fuoco un fenomeno politico da anni in gestazione e che la pandemia ha solo interrotto. Un fenomeno europeo, radicato nella cultura anti-illuminista e che ha un nome: pensiero reazionario.
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Da un decennio almeno, i nazionalisti xenofobi di diversi paesi si stanno alleando per spostare il baricentro culturale dell’Unione europea. Chiamare questo fenomeno “conservatore” è ingeneroso verso l’attitudine conservatrice che tende alla moderazione.
Le parole fanno le cose. Vere e proprie convenzioni condivise, le parole ritmano e ordinano la dialettica politica, ci immettono nel fiume dell’opinione pubblica che definisce i canoni della conformità. Se il posizionarsi in questo fiume avviene senza troppo riflettere, la conformità cede al conformismo e l’opinione da agente di stabilità diventa, pensava Alexis de Tocqueville, un potere despotico invisibile. Tenere allenato lo spirito critico è doppiamente importante nelle società democrati



