- Al settantaseiesimo giorno di guerra la domanda è: perché siamo tutti così inabili a trattare il pensiero di una pace possibile e necessaria? Lasciamo da parte le caricature.
- Due ipotesi. La prima è compresa nella dialettica che da tempo si è impadronita del nostro discorso pubblico: è inevitabile si creino due categorie, quella degli “ottimati” e del “popolo”.
- Come uscirne? Non è il mio mestiere, ma se un consiglio mi sento di dare è provare – non sarà semplice, ma neppure impossibile – a depurare la scena dai nostri reciproci pregiudizi.
Al settantaseiesimo giorno di guerra la domanda è: perché siamo tutti così inabili a trattare il pensiero di una pace possibile e necessaria? Lasciamo da parte le caricature. Chi segnala l’espandersi della Nato a est come chiave dello scenario di ora non è un putiniano di complemento. Lo stesso chi ricorda i livelli di corruzione presenti nell’Ucraina ante guerra o le formazioni neonaziste incistate nell’esercito regolare. Di contro, chi ritiene giustificato il sostegno alla resistenza di K



