Il quesito posto ieri agli iscritti del Movimento Cinque stelle è degno del migliore Catalano, personaggio della tv di Renzo Arbore che poneva concettosi dilemmi quali: meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute oppure vecchi, brutti, poveri e ammalati? Diciamo che la formulazione posta a votazione era “leggermente” tendenziosa a favore del sì alla partecipazione al governo Draghi.

Questa impostazione/impostura rende un pessimo servizio alla procedura adottata e ne sfregia il senso. Che invece è di estrema importanza. Il voto degli iscritti di un partito riflette quella di domanda di apertura che è emersa in tutta Europa.

Da anni gli iscritti sono chiamati a decidere sulle candidature alle cariche rappresentative, sulle leadership e in alcuni casi anche sulle grandi scelte politiche. Per esempio, nel 2005 i socialisti francesi, divisi al loro interno sulla decisione da prendere in merito al referendum sulla costituzione europea, fecero appello alla propria membership; poi lo hanno fatto più volte i socialdemocratici tedeschi, in ultimo nel 2018, per accettare di entrare nella grande coalizione con la Cdu.

In Italia, in alcuni partiti, non certo in Forza Italia, per esempio, la può partecipare alla scelta dei segretari e talvolta dei candidati alle elezioni, ma non può mettere becco sulle grandi questioni.

Va bene che vi debba essere una responsabilità di guida nelle leadership che non possono fermarsi ogni momento a chiedere un responso (a questo dovrebbe soccorre un rapporto fitto e continuo di contatti tra base e vertice, come un tempo), ma altro conto è considerare il proprio seguito come inidoneo a decidere.

Nel caso del referendum tra i Cinque stelle, a leggere una serie di commenti , siamo alla delegittimazione venata di disprezzo per gli appartenenti al movimento. Sembra riecheggiare lo sdegno dei bennati che vedevano i cafoni chiedere il diritto di voto. Ma cosa pretendono? Rimangano al loro posto e non si intromettano nelle decisioni importanti. Un governo appeso alla decisione degli iscritti a un partito : inaudito, “contessa”.

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