- L’Italia aveva istituzioni inefficienti e apparentemente irriformabili e un elettorato alla frenetica ricerca di «uomini forti» da incoronare, che con altrettanta disinvoltura ha detronizzato.
- In questo quadro, il Covid – oltre al suo carico di vite umane – ha fatto ripiombare il reddito ai livelli degli anni Novanta; ha acuito disuguaglianze, fra chi era garantito e chi non lo era, a danno di chi viveva in aree mal collegate o in contesti familiari e sociali più difficili.
- Ma questo shock pandemico può anche aprire opportunità nuove. In Europa, con l’avvio finalmente di una politica espansiva, l’inizio di un percorso (attenzione: solo l’inizio) di maggiore coesione e solidarietà. E in Italia.
Tutti vogliamo ritornare alla «normalità», ritornare al mondo di prima. Ma ricordiamoci che, per l’Italia, quella normalità non era una situazione invidiabile. Al contrario. Negli ultimi venticinque anni noi siamo, fra tutti i grandi paesi avanzati, quello che è cresciuto meno. Siamo, nell’Eurozona, il paese con le maggiori disuguaglianze: di genere, geografiche, come pure generazionali, a danno di tanti giovani che infatti emigrano (già, perché bisogna anche ricordare che il nostro vero prob


