I dati sui contagi sono un quotidiano voto di sfiducia della realtà nei confronti di questo governo. Oltre 10.000 nuovi positivi in un giorno certificano che i mesi di tregua concessi dalla disciplina degli italiani durante il lockdown e dal caldo estivo sono stati sprecati, in un’orgia irresponsabile di autocompiacimento.

Ricordate la passerella degli stati generali a villa Pamphili, a Roma, per celebrare la ripartenza del paese dopo lo scampato pericolo? 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affidato l’emergenza al commissario Domenico Arcuri che ha passato l’estate a cercare banchi con le rotelle invece che ad aumentare i posti nelle terapie intensive e l’assistenza sul territorio.

Dopo questo brillante risultato, Conte sta addirittura provando - pare senza successo - a promuoverlo alla guida di Leonardo o alla Cassa depositi e prestiti. 

Il momento di stringersi intorno alle istituzioni e tollerare le sbavature nella gestione di una situazione senza precedenti è finito. Il governo è perfettamente consapevole della gravità del momento. Non da ieri, ma da settimane. E cosa ha fatto? Nulla, anzi, ha peggiorato la situazione con messaggi di rassicurazione assurdi visti i dati.

Dal 16 agosto, dicono i numeri del contagio, la pandemia ha ricominciato a espandersi dopo che per settimane il governo aveva lasciato aperte discoteche, spiagge e raduni di ogni tipo per tacitare le proteste del settore turistico. I medici hanno avvertito dei rischi, il governo li ha ignorati. 

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina dice che le scuole non sono focolai di contagi ma, come abbiamo documentato, parla senza avere i dati, elenca percentuali prive di ogni senso. Perfino il suo stesso governo la smentisce: «Questa settimana sono in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico», si legge nel report settimanale del ministero della Salute.

In Francia hanno i dati, il 35 per cento dei cluster di contagi sono nelle scuole. In Italia non sappiamo niente perché durante otto mesi di pandemia non abbiamo messo in piedi neppure un sistema di monitoraggio. E se, come soluzione estrema, ci dovesse essere una nuova chiusura, si ripresenteranno gli stessi problemi con la didattica a distanza. 

Il governo ha preso alla lettera lo slogan ripetuto da tanti cittadini spaventati - «andrà tutto bene» - e ha scambiato un auspicio per una certezza. Mentre la curva dei contagi passava da lineare a esponenziale, Conte ha emanato l’ennesimo Dpcm pieno di “raccomandazioni” senza alcun provvedimento incisivo. Intanto mezza Europa tornava ad applicare lockdown selettivi. Poi ha scaricato sugli italiani la responsabilità di arginare l’epidemia, come se la somma di comportamenti individuali potesse compensare l’assenza di regia pubblica. 

Che quel Dpcm fosse completamente inadeguato si è capito subito, tanto che il governo ha fatto subito trapelare di avere altre misure in mente. Ma non sta facendo nulla anche se, leggiamo sempre dal report settimanale del ministero della Salute, «undici settimane» di peggioramento del contagio determinano «un carico di lavoro non più sostenibile sui servizi sanitari territoriali» ed «elementi di criticità elevata relativi alla diffusione del virus».

Questo governo ha dimostrato di non saper prevenire e neppure gestire la seconda ondata, ma pretende di avere idee e competenze per ricostruire il paese dalle macerie sanitarie, con il piano Next Generation Eu. Ma ha avuto la sua occasione e l’ha sprecata. Le conseguenze ora le paghiamo tutti.

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