- Il cuore del libro è la lettera che la filosofa scrisse a Georges Bernanos, lo scrittore monarchico e filo-franchista che denunciò gli orrori della sua parte della barricata. Non rispose mai ma conservò la missiva nel portafoglio fino alla morte
- “Quando si sa che è possibile uccidere senza rischio di castigo o biasimo, si uccide o almeno si circondano di sorrisi incoraggianti coloro che uccidono”
- E’ il rigetto delle giustificazioni accampate nelle situazioni estreme, l’inevitabilità dell’orrore compiuto in nome del bene supremo della causa
È turbata Simone Weil dopo i due mesi scarsi passati in Catalogna tra l'agosto e il settembre del 1936. Si era arruolata volontaria nella colonna anarchica Buenaventura Durruti, aveva varcato il confine con un lasciapassare da giornalista. Nonostante la salute cagionevole fin da quando era ragazza, voleva combattere, unire il “fare” al lavoro intellettuale. Lei, filosofa, era del resto già stata operaia nelle fabbriche metallurgiche per conoscere direttamente la condizione degli sfruttati. La



