Se è vero che il contesto internazionale influisce sulle scelte politiche domestiche, allora dalla guerra in Ucraina e dalle elezioni francesi dovremmo trarre qualche spunto di riflessione per leggere in filigrana le nostre dinamiche politiche.

Le posizioni su questi due cruciali eventi forniscono indicazioni chiare. L’unico partito di riferimento  di un governo che si vuole occidentale, filo-europeo a anti-populista è il Partito democratico.

Solo il partito di Enrico Letta, al di là di qualche cespuglio in attesa di verifica elettorale, ha preso di posizioni univoche. Ha accettato da subito il sostegno alla causa ucraina anche con l’invio di armi, pur senza criminalizzare chi aveva una sensibilità diversa, intrisa di quel pacifismo alto e nobile irriso dai guerrafondai dell’ultima ora. 

Ha poi sostenuto che, in questo momento, bisogna agire di sempre di concerto con i paesi dell’Ue e accelerare il processo di integrazione europea sul piano della difesa.  

Sulle elezioni francesi il Pd è stato l’unico che, benché non appartenga, a livello europeo, allo stesso gruppo politico-parlamentare de La République En Marche, ha sostenuto la riconferma di Emmanuel Macron.

Poiché il governo Draghi si muove a sostegno delle forze democratiche, anti-sovraniste ed europeiste, come può indirizzare credibilmente la nostra politica estera quando gli altri partiti della coalizione vanno in ordine sparso, se non in senso contrario?

Sull’Ucraina il padre padrone di Forza Italia, Berlusconi, ha atteso quasi un mese per dirsi rammaricato e deluso dal suo amico Putin; non una parola a favore della riconferma del presidente francese tra i due turni. 

I Cinque stelle hanno dimostrato ancora una volta la loro confusione mentale e ideologica arrampicandosi sugli specchi ed evidenziando una distanza difficilmente colmabile tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

La Lega, dopo aver fatto  una rapida marcia indietro sul suo putinismo, con effetti penosi come la visita in Polonia di Salvini, non ha mancato di applaudire calorosamente sia Orban che Le Pen, figure ai confini il primo, e fuori la seconda, dal recinto democratico.  

Un governo all’interno del quale albergano un partito anti-europeo, populista e estremista come la Lega, e due formazioni ondeggianti e ambigue, per ragioni diverse, come Forza Italia e il M5s, fatica a mantenere reputazione e affidabilità sul piano internazionale.

Il premier Draghi e il presidente Mattarella fanno scudo a queste carenze, ma pesa la zavorra  delle complicità e degli ammiccamenti fuori dal mainstream europeo e atlantico. Ancora peggio se si considera anche Fratelli d’Italia, la cui estraneità alle radici del sistema democratico è stata confermata dal disinteresse di Giorgia Meloni alle celebrazioni del 25 aprile.  Il lepenismo, versione edulcorata del putnismo, ha molti adepti tra noi.

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