È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese». Il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione italiana contiene molte lezioni che non debbono andare perse. C’è il limpido riconoscimento che libertà e eguaglianza possono e debbono andare insieme, che contrapporle è un errore, che la libertà è la premessa indispensabile dell’uguaglianza. C’è l’indicazione più convincente che la Costituzione italiana è il prodotto della convergenza, non priva di qualche inevitabile differenza di opinioni e soluzioni, di tre grandi culture politiche. Nell’ordine, i cittadini stanno a fondamento della concezione liberale; la persona è l’apporto del pensiero cattolico-democratico; i lavoratori sono coloro ai quali si rivolge e dà voce l’ideologia socialista e comunista, in senso lato, marxista.

Una buona (“bella” non è l’aggettivo giusto) Costituzione mira consentire ai cittadini di perseguire i loro obiettivi, anche la felicità, attraverso la partecipazione alla vita della comunità.

Concretamente, chi deve rimuovere i molti ostacoli che si frappongono al conseguimento di questi obiettivi? In estrema sintesi, la Repubblica sono tutti coloro che ne fanno parte, che lavorano e operano secondo la legge e le norme costituzionali, la Repubblica siamo noi e con noi i rappresentanti da noi eletti, i detentori di cariche pubbliche chiamati ad «adempierle con disciplina e onore» (articolo 54).

Non sottovalutare l’impegno

Dimenticare oppure anche soltanto sottovalutare questo impegno significa rendersi responsabili del cattivo funzionamento delle istituzioni e della (bassa) qualità della democrazia. La Costituzione italiana è, proprio come la vollero i Costituenti, esigente sia per quanto vuole dai cittadini sia per quanto richiede da coloro che per qualsiasi periodo di tempo abbiano il ruolo di autorità.

Tutte le buone Costituzioni si configurano come un patto fra i cittadini e fra i cittadini e le istituzioni. È il grado di rispetto di quel patto e di adempimento delle aspettative che rende buona una Repubblica, migliore di altre, da un lato, quanto alla libertà goduta, dall’altro, quanto all’eguaglianza conseguita. Se la Repubblica siamo noi, cittadini e rappresentanti, allora la differenza, in senso positivo e negativo, sarà fatta proprio dalle nostre capacità e dalle nostre conoscenze.

La Repubblica desidera cittadini interessati al suo rispetto e alla sua attuazione. Vuole che i cittadini siano informati delle sue norme, delle sue istituzioni e della loro evoluzione e eventuale trasformazione. Richiede che i cittadini partecipino esprimendo le loro preferenze, esplicitando i loro interessi, accettando responsabilità anche di governo. Una Repubblica nella quale i cittadini siano consapevoli che il loro interesse per la politica, la loro informazione sulla politica, la loro partecipazione alla politica sono essenziali per “rimuovere gli ostacoli” che si frappongono al loro sviluppo complessivo pone le migliori premesse del miglioramento possibile. La Repubblica non sono gli altri e non è il capro espiatorio delle nostre inadeguatezze. Le promesse della Repubblica possono essere mantenute soltanto con l’impegno di chi riconosce che noi siamo la res publica.

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