A leggere le “carte” dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Domenico Tallini, detto Mimmo, il Presidente del Consiglio regionale della Calabria, si rimane senza fiato. Verrebbe da dire ai tanti (anche a molte “anime candide” democratiche e progressiste), che in questi giorni di vergognosi balletti governativi sui nomi dei commissari invocano il ritorno della sanità nelle mani dei calabresi, qui non basta un commissario. Devono arrivare la Nazioni Unite, i caschi blu, e devono schierarsi a difesa della moralità e del rispetto del bene pubblico. Devono aiutarci a liberare la Calabria e la salute pubblica dei suoi cittadini, da questa banda di mafiosi, politici corrotti, banditi senza scrupoli che hanno distrutto il sistema sanitario.

Altro che le “responsabilità romane” (che pure ci sono) invocate dai “figli storti” della Rivolta di Reggio. Si sono mangiati ospedali e posti letto, hanno dissanguato i bilanci, hanno costretto gli ammalati ad elemosinare al politicante di turno un ricovero, una analisi. Hanno ingrassato la mafia.

A pagina 19 dell’ordinanza di arresto c’è un passaggio agghiacciante. Lo riporto perché gli ammalati di tumore, i loro figli, le famiglie che si dissanguano per curare un caro fuori dalla Calabria, sappiano. Aprano gli occhi. Si incazzino a morte contro questi delinquenti. Gli amici e compari di Tallini avevano «Il programma delittuoso di truffare il servizio sanitario nazionale esportando illegalmente farmaci oncologici per rivenderli all’estero con profitti spropositati».

Avete capito, cari calabresi che per curarvi fate i pellegrini in altre regioni, perché siete costretti a farlo? Non per il destino cinico e baro, ma per le manovre e gli affari di una classe politica e di governo locale che partorisce soggetti come Tallini. I suoi amici politici si infuriarono e fecero i “garantisti alla ‘nduja” quando la Commissione antimafia lo iscrisse d’ufficio nell’elenco degli impresentabili. I compilatori delle liste del centrodestra fecero finta di nulla, la stessa Jole Santelli, da poco scomparsa, ma all’epoca candidata presidente, fece finta di non vedere.

Perché bisognava vincere, questa era la parola d’ordine. Il berlusconiano Tallini venne eletto, come sempre, a furor di popolo. Cari calabresi, ottomila di voi segnarono il suo nome sulla scheda. E ora fatevi un esame di coscienza. Siete voi i peggiori nemici di voi stessi e della Calabria. Il nemico non sta a Roma, ma calpesta la vostra stessa terra. I vampiri che si nutrono del sangue della vostra salute e del futuro dei vostri figli li eleggete voi. Buona fortuna.

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