Un anno fa l’autorità Antitrust ha inflitto una multa da record all’Eni per pubblicità ingannevole: 5 milioni di euro per aver fornito informazioni ingannevoli ai consumatori nelle pubblicità sul suo carburante Eni Diesel+ riguardo “alle asserite caratteristiche di tale carburante in termini di risparmio dei consumi e di riduzioni delle emissioni gassose”.

Un grande smacco per la credibilità della svolta verde del gruppo petrolifero, ma un piccolo danno per i bilanci, più che compensato dal fatto che adesso il governo vuole destinare 1,35 miliardi di euro del piano europeo Next Generation Eu a progetti dell’Eni, incluso quello del carburante pubblicizzato in modo ingannevole.

Nella bozza del Recovery Plan datata 29 dicembre, infatti, il ministero dell’Economia propone di finanziare anche la raffineria di Livorno per la conversione a biocarburanti per produrre una delle componente di EniDiesel+. Non solo.

Avete presente le pubblicità che Eni mette ovunque, anche in tv? Quelle “Eni + Luca”?

Ecco, anche quella parte della svolta verde verrà finanziata con fondi pubblici, al governo non si sono neanche preoccupati di fare una parafrasi e hanno fatto il copia e incolla dal sito aziendale dell’Eni: altri 1,35 miliardi finanzieranno, tra l’altro, «la coltivazione di microalghe è finalizzata alla produzione di farina di alghe per il mercato alimentare e nutraceutico», almeno potevano cercare un sinonimo di “nutraceutico” invece che prenderlo dalla pagina del sito aziendale sulla “biofissazione dell’anidride carbonica”.

Eni non è lo stato, è una società quotata in Borsa della quale il ministero del Tesoro controlla, tramite la Cassa depositi e prestiti, il 30 per cento, il resto sono grandi fondi di investimento e piccoli risparmiatori.

Può aver un senso incentivare la sua transizione energetica, ma bisogna pur chiedere qualcosa in cambio: questi soldi arriveranno a fronte di garanzie su posti di lavoro, investimenti, riforme interne di una governance che è costantemente sotto processo nei tribunali italiani? O sono soltanto regali per ridurre i costi e permettere all’ad Claudio Descalzi di pagare dividendi più alti ai suoi soci, stato incluso?

Eni ha promesso un dividendo agli azionisti anche nel 2020, nonostante i prezzi minimi del petrolio.

Sarebbe importante chiarire qual è la contropartita, prima di dare all’Eni almeno 2,7 miliardi di euro di fondi europei che dovrebbero andare alla prossima generazione di cittadini, non a quella attuale di azionisti.

Di tutto questo non sappiamo niente, perché i partiti discutono a colpi di slogan mentre nell’ombra si fanno gli accordi rilevanti.

Non c’è alcun dibattito pubblico su questi punti importanti e neppure sulle voci minori, come i 70 milioni che il ministero dell’Interno vuole usare per ristrutturare le chiese (non c’era già l’8 per mille?) o i 20 milioni che il ministero della Cultura vuole usare per “formare operatori e digitalizzazione di archivi per l'attrazione degli italiani nel mondo”.

Dal piano Next Generation Eu dipende il futuro del paese, il nostro impegno per il 2021 come giornale è di vigilare affinché neanche un centesimo vada sprecato. Buon anno a tutti.

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