Non c’è classe dirigente adeguata: facile arrivare a questa ovvia conclusione, dopo che il governo Conte perde il terzo commissario straordinario per la sanità in Calabria in dieci giorni. Il primo non sapeva di dover approvare il piano contro il Covid, il secondo non credeva alle mascherine, il terzo era indagato per concorsi universitari truccati (in via di archiviazione) e soprattutto è sposato con una moglie che non ama Catanzaro, dice. 

Mancano persone per gli incarichi operativi ma, ormai è chiaro, anche persone con la competenza e l’accortezza necessarie per fare le nomine. Questo è evidente, ma qual è la spiegazione? La pandemia sta rivelando il Comma 22 delle nomine.

Il Comma 22 originale, quello del romanzo di Joseph Heller, riguardava i piloti durante la seconda guerra mondiale: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non é pazzo”. Guarda caso il romanzo è ambientato in Italia, dove il Comma 22 lo abbiamo interpretato così: “Chi é idoneo a ricoprire un incarico di nomina politica non é capace di ottenere risultati, e chi é capace di ottenere risultati non é idoneo a ricoprire l’incarico”. L’idoneità è sia burocratica, sia ideologica, ambientale, antropologica.

Prendete il caso della Calabria: Gino Strada ha costruito una Ong attiva in mezzo mondo e gestito ospedali in contesti sanitari perfino più degradati di quello calabrese, tipo il Sudan, non é idoneo a fare il commissario straordinario perché manca di esperienza amministrativa. Un medico come l’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, giurato al concorso di miss Università e gestore di potere accademico più che di reparti ospedalieri, è idoneo ma incapace di arrivare perfino al giorno della nomina. Non parliamo dei suoi due predecessori. 

Il Comma 22 si applica anche a molti altri incarichi: prendiamo l’Ama o l’Atac, le aziende dei rifiuti e dei trasporti di Roma. Continuano a cambiare amministratori, alcuni bravi o onesti scappano, quelli che resistono finiscono per essere indagati o per dimostrarsi frutto di un processo di selezione avversa. Requisiti e competenze necessari per sopravvivere sono completamente diversi da quelli necessari per raggiungere l’obiettivo per cui sono stati nominati. Almeno l’obiettivo formale, perché spesso la vera richiesta al nominato è preservare equilibri politici e foraggiare clientele. 

La lista dei lavori da Comma22 si allunga sempre: fare il sindaco in certe città, guidare alcune aziende pubbliche esposte al rischio di inchieste giudiziarie o della Corte dei conti (Leonardo-Finmeccanica, ma pure la Rai)... 

L’impressione é che il Comma 22 si applichi ormai anche a gran parte degli incarichi elettivi: chi ha un lavoro serio, una reputazione da proteggere, competenze apprezzate e remunerate, non si candida. Ma anche chi ha una storia di impegno civico, o intellettuale sul territorio rifugge ormai un sistema costituito da partiti fragili e poteri opachi solidissimi  che triturano anche o forse soprattutto chi arriva pieno di buone intenzioni. 

Chi teme Corte dei conti, Tar, procure, scandaletti passati ai giornali ostili, intercettazioni o pignoramenti rimarrà ben lontano da tutto ciò che ha a che fare con incarichi di nomina politica. Chi ha sufficiente ambizione, mancanza di alternative o una soglia etica abbastanza bassa, non avrà timore alcuno di infilarsi nei pericolosi corridoi del potere romano.

Il Comma 22 all’italiana offre anche una spiegazione alla domanda che si fanno ormai un po’ tutti, cioè perché tutti gli incarichi delicati del governo vengono affidati a Domenico Arcuri, commissario straordinario al Covid e a tutto il resto. Magari presto anche alla Calabria, chissà.

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