- Nella Seconda repubblica, Silvio Berlusconi è stato il primo in Italia a violare le buone regole di una democrazia liberale.
- Nel 1994, appena vinte le elezioni, ha rotto la prassi di assegnare all’opposizione la presidenza di una delle due camere. Nel 2005, ha cambiato la legge elettorale a colpi di maggioranza e a pochi mesi dal voto.
- Se anche tutti gli altri motivi contro la sua elezione non esistessero (ma esistono e sono tutti validi), sarebbe comunque inadatto a diventare Presidente della Repubblica: non tanto perché leader di una parte, ma per il modo in cui ha interpretato questo ruolo.
Nelle democrazie liberali è buona norma assegnare dei ruoli di garanzia all’opposizione, per evitare il rischio di una «tirannia della maggioranza». Così in Italia, dal 1976 al 1992 il presidente della Camera fu espresso dal Pci (Pietro Ingrao, poi Nilde Iotti). A quel tempo vigeva il proporzionale. Con la Seconda repubblica siamo passati al maggioritario, ragion per cui questa regola non scritta è diventata ancora più preziosa. Ma proprio allora, quando cioè ne avevamo più bisogno, questa bu



