Perché scendiamo in piazza per Gaza e non per l’Ucraina?

Sempre di più sui media si fa il confronto tra guerre: Gaza vs Ucraina. Ci si chiede perché si manifesta per Gaza e non per l’Ucraina. La risposta in genere è: gli italiani sono in buona parte filo-putiniani o comunque non anti-russi. Si aggiunge che le manifestazioni pro-Palestina sono spinte dalla contrapposizione al governo attuale, per non aver voluto riconoscere lo stato palestinese. Si parla cioè di “giustificazionismo” verso i russi e di manifestazioni “politiche”. Ma è davvero così? In realtà ci sono fondamentali differenze da analizzare senza pregiudizi. Da una parte in Ucraina c’è un popolo resiliente che combatte, al quale affluiscono armi inviate dai governi europei ma anche aiuti umanitari della società civile. Dall’altra un popolo di civili indifesi bombardati senza poter reagire a cui è impossibile inviare aiuti. Hamas difende sé stessa e non il popolo, che anzi le serve da scudo. Milioni di ucraini sono rifugiati in Europa: gli europei li ospitano, ci parlano e li conoscono. Per Gaza è molto diverso: si osserva da lontano e coi pochi palestinesi presenti c’è la barriera della lingua. Gaza, chi è complice del genocidio: la disperata speranza dei palestinesi La guerra a Gaza suscita più indignazione perché sembra impari: un popolo che si vede offrire come unica soluzione perire o andarsene. Per l’Ucraina la società e la politica europee discutono se e come proseguire a sostenerla mentre per Gaza si sente una profonda e totale impotenza. Di conseguenza davanti all’assurda mattanza di civili indifesi, si scende in piazza. All’inizio ci si è commossi anche per le vittime del 7 ottobre, ora solo per quelle palestinesi. Quest’ultimo è un tema diverso: è colpa della reazione insensata del governo Netanyahu o dell’antisemitismo dormiente nelle società europee? Il discorso si farebbe più lungo, ma per quanto riguarda il confronto tra le due guerre la soluzione pare più semplice da capire: da una parte c’è difesa e reazione; dall’altra impotenza totale. Si può dire che per gli europei una “guerra contro i civili” non è accettabile in qualunque parte del mondo si svolga: siamo ancora ancorati come sensibilità comune al diritto internazionale che altrove pare scomparso. C’è da aggiungere il tema della paura: con l’Ucraina gli europei si sentono maggiormente in pericolo, mentre a Gaza quasi per nulla. Serpeggia il terrore di una grande guerra con Mosca sostenuta da un’attiva propaganda politico-mediatica: i russi – si dice – si preparano ad aggredirci. L’effetto di tale propaganda bellicista annichilisce la capacità di protestare. Su Gaza le cose stanno diversamente: è una guerra più lontana sulla quale la società sembra più libera di esprimersi. I pro-Pal sono riusciti a vincere la battaglia mediatica che pare non interessare le autorità israeliane ma solo la diaspora ebraica. Russia-Ucraina, se la pace è ingiusta la guerra sarà infinita C’è un’ulteriore ragione globale a distinguere le reazioni ai due conflitti: il resto del mondo è più nettamente schierato su Gaza che non sull’Ucraina. Ciò dipende dall’orientamento dell’universo musulmano: nel mondo i sostenitori di Israele oggi sono molto diminuiti. L’arrogante disinteresse dell’attuale governo israeliano, che non si cura di giustificare le proprie azioni, provoca per riflesso un giudizio assolutamente negativo sulla rappresaglia contro civili indifesi. Va detto che tutto ciò potrebbe cambiare con l’accordo in corso: infatti già ora si nota una perdita di velocità dei pro-Pal. Il governo russo al contrario è molto più abile a scagionare la propria condotta. Resta la questione di Hamas: perché l’azione di un gruppo terrorista, che assassina civili indifesi in orrido modo, non suscita in Europa lo stesso sdegno dell’aggressione russa e non basta a riequilibrare i giudizi? Alcuni direbbero «per antisemitismo», altri «per intimidazione islamica». Numerosi coloro che considerano Hamas una (giusta? ovvia? triste? orrida? esasperata?…) reazione all’occupazione pluridecennale dei territori. Ma esiste anche l’effetto del doppio standard: ieri terroristi e oggi alleati come in Siria? L’equivoco è presto detto: si ripudia Hamas ma poi si negozia con essa (anche gli americani lo fanno), mentre coi russi gli europei non vogliono nemmeno parlare. Ma forse anche questo presto cambierà.