- Solo la legge può definire cosa non si può dire, anche sui social, quindi in che casi l'accesso può o deve essere precluso. Non possono farlo le piattaforme, tese solo a massimizzare il traffico e soggette a mutevoli umori.
- Limitarsi a dire che i social network hanno le loro regole, e possono sanzionare chi non le rispetta, ne ignora l'elevata concentrazione, nonché l'importanza nella comunicazione anche politica.
- Il rischio di una censura selettiva non può essere ignorato, quando i dittatori pericolosi di alcuni paesi non subiscono le restrizioni imposte, peraltro tardi, a Trump.
L’economista Luigi Zingales ha qui segnalato, il 7 Febbraio, i rischi per la libertà di parola legati alla decisione dei grandi social network di “bandire” l'ex presidente Stati Uniti Donald Trump, dopo che i suoi tweet hanno spinto al grave assalto al Congresso Usa del 6 gennaio; furbescamente motivata da quei fatti, essa chiude però l'accesso a strutture essenziali nel mondo moderno. Due sono le affermazioni-chiave di Zingales: «Se Trump ha violato la legge con i suoi tweet dovrebbe essere



