Il mezzogiorno non ha mai avuto potenzialmente tante risorse come in questo momento, ma rischia di non utilizzarle efficacemente. Ammonta a circa 80 miliardi la somma stanziata per il sud dal Pnrr, il piano di rilancio finanziato dai fondi europei. Eppure in questi giorni molti sindaci hanno attirato l’attenzione sui rischi di disperdere queste risorse, alle quali si aggiungeranno i fondi strutturali ordinari 2021-2027 (circa 30 miliardi). Per accedere ai fondi di molte misure del Pnrr, di cui poi i comuni potranno disporre mettendole anche a bando per la realizzazione, sono necessari una sorta di pianificazione preliminare e un parco progetti (infatti occorre spesso presentare questi progetti per accedere ai fondi). E naturalmente ci vuole una conoscenza delle linee di intervento, che sono tante e complesse.

I comuni non hanno al loro interno le competenze tecniche necessarie. Mancano inoltre delle capacità amministrative per gestire le complesse procedure di realizzazione delle opere. Il depauperamento o la mancanza strutturale di competenze tecniche sono un male antico, che però è andato aggravandosi ancor di più al sud, negli ultimi anni, a causa dei ripetuti blocchi a nuove assunzioni di personale e dei flussi di pensionamento.

Non era difficile prevederlo. Basti pensare alla ben nota questione dei ritardi e dell’uso inefficace dei fondi europei. Ma il dibattito accesosi lo scorso anno verteva strumentalmente sul controllo politico del Piano. Con il nuovo governo il Piano è decollato ed è stato in generale ben costruito. Si è però lavorato soprattutto sull’offerta mentre la questione dell’attivazione della domanda nei territori è rimasta nell’ombra.

È vero che si prevede il potenziamento delle competenze e delle risorse di assistenza tecnica. Le nuove assunzioni con procedure semplificate per il Pnrr hanno però portato finora a selezionare poche centinaia di giovani. Realisticamente ci vorranno anni per vederne gli effetti.

Le altre misure

È bene non indulgere allora alla retorica delle competenze giovani e motivate. Altre misure adottate di recente, fuori dal Pnrr, per favorire assunzioni e collaborazioni qualificate richiederanno tempo e intanto il Piano va avanti senza una partecipazione adeguata del sud. L’altra strada prevista dal Pnrr riguarda l’attivazione di task force di supporto tecnico-operativo attraverso società pubbliche. Conviene puntare su questo strumento che se ben calibrato potrebbe offrire più rapidamente competenze tecniche e assistenza amministrativa di elevata qualità, anche in collaborazione con l’Anci (l’associazione dei comuni). Ma c’è un secondo aspetto cruciale che è rimasto ancor più nell’ombra: l’attivazione dei territori, l’adeguata conoscenza delle opportunità offerte e l’integrazione delle misure del Piano, di natura prevalentemente settoriale, in una progettazione dello sviluppo locale che ne accresca l’efficacia.

Questo obiettivo richiede che dal centro vengano anche attivate, con le competenze necessarie, una sorta di “missioni di sviluppo” che mobilitino non solo le amministrazioni ma anche la società civile, e spingano gli attori locali a collaborare efficacemente tra loro.

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