Ieri ascolto un rappresentante del governo parlare in un talk show alla televisione a proposito delle nuove restrizioni di movimento e di frequentazione per il Natale. Annuncia alcuni provvedimenti ulteriormente restrittivi che il governo sta ancora valutando e ne spiega le ragioni in modo anche convincente.

A un certo punto ci sono le solite inserzioni pubblicitarie ed ecco che in un primo spot ti vedo una tavola imbandita natalescamente con almeno nove persone insieme e, cosa che sinceramente per quelli che come me sono spaventati e seguono minuziosamente le norme di comportamento consigliate, fa un po’ orrore: tutti sono senza mascherina e i nonni sono seduti di fianco a nipotini che essendo piccoli ancora frequentano la scuola in presenza.

E ridono e scherzano, sicuramente emettendo e assorbendo droplet (goccioline) in gran quantità. E si toccano e si passano cose e si danno pacche senza disinfettarsi continuamente le mani.

Il dono della bambina

Nel talk avevo appena sentito una virologa che diceva esplicitamente che, se proprio dovete vedere i nonni, bisogna che vi mettiate la mascherina sia voi sia i nonni. Così non va bene, mi dico, è la cosa migliore per spedire i nonni a passare la befana in terapia intensiva. Non l'avessi mai detto, non sapevo ancora quello che avrei visto poco dopo.

Perché dopo un attimo segue un’altra pubblicità dove c’è una mamma, anche lei senza guanti e mascherina, d’altronde sta nella sua cucina. È insieme alla sua bambina, anche lei senza guanti e mascherina, e prepara un dolce tagliando un pandoro in tante sottili sezioni orizzontali che guarnisce e imbottisce con tante altre cose poi. Una volta finito, lo infila in un contenitore a campana di plastica trasparente e va via, si suppone a fare altre cose. Ma cosa si vede nella scena seguente?

Si vede che la bambina, mentre la mamma fa altre cose, divide il dolce in tante porzioni, ne fa tanti pacchettini, poi appoggia un pacchettino davanti alla porta di ogni vicino. Suona il campanello e scappa via, per lasciare la sorpresina anonima.

Qualche ora dopo, quando la mamma andrà nella dispensa per prendere il dolce che aveva preparato, di colpo si accorgerà che del dolce ne sarà rimasto pochissimo, gli ultimi tre stati inferiori. Ma uscendo alla finestra i vicini dai loro balconcini la ringrazieranno per il dono ricevuto. Tutto questo fa amicizia e fa solidarietà, è vero, e ci butta di colpo nello spirito del dono, per di più anonimo, quindi fatto per non ricevere niente in cambio. Ma la bambina si era lavata per bene le mani, col sapone e l’acqua calda per almeno venti secondi?

Non lo sappiamo, nello spot non si vede. Mentre faceva i vari pacchettini coi vari pezzi di dolce la bambina indossava la mascherina per non sparare il suo droplet su ogni porzione? Non sappiamo neanche questo. Magari aveva usato correttamente la mascherina, ma nello spot non si vede. La bambina e la mamma avevano per esempio fatto il tampone il giorno prima e la asl aveva appena comunicato loro che erano negative, cosa che ci tranquillizzerebbe un po’? Ancora una volta, non lo sappiamo.

Possiamo sperare che i vicini, pur ringraziando perché capiscono le intenzioni sincere di una bambina, abbiano preso il pacchettino con i guanti e l’abbiano buttato subito nel cestino dell’immondizia, e dopo si siano lavati anche le mani, perché se no lo spirito del dono può trasformarsi immediatamente nello spirito del focolaio. Sarebbe bruttissimo se tutto il condominio si ritrovasse a passare la befana all’ospedale col covid.

Lo sappiamo, se non siamo tra congiunti strettissimi che coabitano nello stesso appartamento, bisogna usare la mascherina e disinfettarsi le mani. Se no con questa storia non la finiamo mai. Se vuoi regalare dei dolci fatti in casa ai vicini devi prima fare il tampone e risultare negativo, poi lavarti per venti secondi le mani col sapone e l’acqua calda, poi indossare la mascherina mentre lo prepari. È abbastanza semplice, no? E allora fallo una buona volta.

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