Il 25 marzo del 2021, in un articolo pubblicato su Domani, chiedevo al neo segretario del Pd perché nel suo programma non ci fosse una sola parola dedicata all’etica pubblica, che per essere tale deve riguardare tutti i funzionari pubblici, non solo i dipendenti e i dirigenti che lavorano stabilmente nelle istituzioni, ma anche i funzionari pro tempore, i politici. Non ci fu alcuna reazione.

In occasione delle elezioni del 25 settembre del 2022 nel programma elettorale del Pd, nel silenzio totale sulle politiche di etica pubblica (in buona compagnia con Si e Verdi), c’era solo il riferimento alla necessità di modificare una norma della legge Severino (il d.lgs. n. 235 del 2012, ma quella disposizione era in realtà in vigore dal 1990) per eliminare la sospensione degli amministratori regionali e locali condannati in primo grado.

Un problema reale, da risolvere con misura (precisare i reati presupposto, sospendere dalla carica dopo il secondo grado, accelerare il processo in caso di condanna per non lasciare l’amministratore troppo a lungo in quella condizione, e così via), ma non certo l’unico problema di etica pubblica, in un’epoca in cui sono sempre più frequenti le occasioni di contatto tra interessi e politica (non più finanziata pubblicamente, mentre proliferano le fondazioni politiche) e per molti politici diventa appetibile la prospettiva di trasformarsi in faccendieri dopo la fine del mandato, utilizzando i rapporti che in quello si sono creati .

Oggi, di fronte all’inchiesta della magistratura belga sull’ipotizzata corruzione di parlamentari europei (del gruppo dei Socialisti e democratici) ancora una volta ci si dichiara “sgomenti”, quando l’unica possibile risposta a questa brutta faccenda sarebbe l’affermare di aver fatto di tutto, ma proprio di tutto, perché ciò non avvenisse.

Profilo penale

C’è un profilo strettamente penale del fenomeno della corruzione, che riguarda la configurazione dei reati applicabili all’attività politica. Qui va tutelata l’indispensabile libertà dell’eletto di esprimere la propria opinione «senza vincolo di mandato», ma ci si accorge ora del rischio di corruzione anche solo per la pressione che un soggetto (il Qatar per promuovere la propria immagine in materia di diritti dei lavoratori, in generale tutti i portatori di interessi particolari) può esercitare per vedere affermato, anche solo in una delibera parlamentare di indirizzo, il proprio interesse.

Va, poi, considerata la diversa posizione dei titolari di cariche di governo, che sono più vicini (per capacità di influire sulle scelte amministrative dei dirigenti) alle decisioni pubbliche che intervengono su determinati interessi, la cui imparzialità va meglio garantita.

Da non trascurare, poi, i profili giuridici che attengono alla regolazione dei conflitti di interesse o dei rapporti tra lobby e istituzioni (assemblee elettive, governi, amministrazioni), in Italia e in Europa, dove purtroppo le lobby sono di casa, tanto negli uffici della Commissione quanto presso il parlamento.

Su queste cose un partito politico che intende stare dalla parte dei più deboli, battendosi per l’attuazione del principio di uguaglianza sostanziale scritto all’articolo 3, comma 2, della nostra Costituzione deve agire attivamente, proporre soluzioni di rigore, difenderle contro il rischio di passi indietro, proteggere l’integrità delle istituzioni come bene supremo perché esse garantiscano con la loro azione i diritti fondamentali dei cittadini, in modo efficiente, efficace, imparziale.

Profilo politico

Ma non basta. C’è un profilo tutto “politico” dell’etica pubblica, che ha almeno due aspetti: da un lato come un partito ben organizzato può non curare, ben prima che arrivi il giudice penale, i comportamenti corretti e imparziali di coloro che prima si candidano nelle sue liste e poi accedono a cariche pubbliche e le esercitano? Come è possibile che nel parlamento europeo alcuni parlamentari di altri gruppi politici hanno denunciato, altri si sono maliziosamente domandati, perché proprio il gruppo socialista spingeva tanto a favore delle posizioni pro Qatar? Come è possibile non accorgersi di uomini politici che hanno stili di vita non compatibili con le indennità che ricevono? Com’è possibile accontentarsi di “autosospensioni”, in attesa del giudizio penale, quando si può agire sulla responsabilità politica, nel caso di accertati comportamenti incompatibili con la carica pubblica?

Dall’altro lato si tratta, per i partiti di sinistra, di farsi delle domande più di fondo sul “perché” questi fenomeni accadono anche a loro. Se è solo per omessa vigilanza o per tolleranza; o se tutto ciò non dipenda da un mutamento di lungo periodo del proprio ruolo: dalla contestazione delle storture del liberismo nelle sue forme più estreme (le riduzioni della tutela del lavoro, l’attacco ai servizi pubblici essenziali, la riduzione del ruolo delle istituzioni democratiche a tutela dei diritti) si è passati a “correzioni” minime del sistema, strappando quel poco di coesione sociale che resta, con il rischio di ridursi alla piena accettazione dello stato delle cose. A una mera gestione, a un esercizio delle funzioni pubbliche privo di idealità e di obiettivi. In cui non si sta più “da una parte sola”, ma tutti gli interessi sono uguali, senza distinzione.

Argomenti di peso, di merito, da porre al centro della discussione di una sinistra alla ricerca della propria identità.

*Giurista, già componente Anac

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