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Questa non è una pandemia da poveri: mia madre e gli altri lavoratori fantasma

  • La sensazione è che chi accumula risorse sia stato messo bene o male nelle condizioni di continuare a farlo, mentre chi lavora per la sussistenza quotidiana si trovi oggi allo stremo: lo scenario è afflitto da squilibri di classe, frutto di una visione della società sbilanciata, unilaterale.
  • Non è una pandemia per poveri: la crisi sanitaria ha agito e continua ad agire da catalizzatore delle disuguaglianze, in senso materiale, ma anche psicologico.
  • Gli stessi regolamenti che di volta in volta rimodellano attività e chiusure hanno un peso, una ricaduta soggettiva diversa a seconda del reddito.

«E chi ci va di mezzo siamo sempre noi morti di fame»: mi ha risposto mia madre quando le ho domandato sa sarebbe rimasta a casa a causa dell’ultima chiusura delle scuole. «Ma vi pagano?», le ho chiesto, con una domanda a un passo dall’essere retorica. «Ci mettono in cassa integrazione. Ma la cassa integrazione non si sa quando arriva», ha aggiunto col tono della rassegnazione. Mia madre serve nelle mense scolastiche della periferia milanese e lei e le sue colleghe – come molti membri di tutt

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