La questione fondamentale è stato il termovalorizzatore di Roma, una minaccia gravissima che andava risolta con urgenza. Certo, purtroppo ha avuto qualche “piccolo” effetto collaterale come scatenare la crisi di governo. Non importa se Mario Draghi non potrà portare a termine le riserve energetiche con l’autunno alle porte e molto altro. Pazienza. Quello che contava era evitare questa iattura.

Quando il Movimento 5 stelle è arrivato al governo con il suo roboante 33 per cento, nessuno si preoccupava della questione, ma per fortuna a Roma governava Virginia Raggi. Sotto la sua custodia, la capitale era salva. Oggi, però, Roberto Gualtieri minaccia con il suo termovalorizzatore di privarci del monumento più celebre di street art di Roma, la monnezza, e mette in pericolo la nuova fauna romana. Così topi, gabbiani e cinghiali rischiano di sparire dalla città. Non si capisce nemmeno perché questa folle moda dei termovalorizzatori sia così diffusa in Piemonte, in Lombardia (ne ha 13), in Emilia-Romagna e in Toscana. Scusate lo sforzo di scherzare un poco davanti alla tristezza assoluta che porta questa crisi di governo.

Le speranze che Mario Draghi accetti di proseguire ora sono pochissime. Un uomo serio non ci pensa due volte a lasciare un lavoro se non ci sono le condizioni per portarlo a termine. Vaticano, sindacati, sindaci di destra e di sinistra, Confindustria, Joe Biden, l’Europa e i giornali dei più grandi paesi sono tutti preoccupati per le sue dimissioni. L’unico che sembra festeggiare, insieme a un titubante Matteo Salvini, è Giuseppe Conte. Come se il suo grattacapo del momento sia quello di restare a capo di un partito, piccolo che sia o che diventerà. Se si dovesse votare il prossimo autunno, le possibilità che la sinistra trovi un modo per vincere sono piuttosto scarse. Enrico Letta stava provando a creare un’alleanza tra centrosinistra e 5 stelle.

A questo punto sembra quasi impossibile. È complicato dialogare con chi non ti ascolta. Conte, quando ha deciso di non votare la fiducia sul decreto Aiuti, ha demolito in un solo giorno la figura adulta che anni fa prometteva di guidare i 5 stelle ed è apparso come un ragazzino livoroso in cerca di vendetta personale. Speriamo che Draghi compia un miracolo e trovi il modo di ricompattare il governo, altrimenti si aprirà una nuova stagione: al comando, un’ex fascista che guida un nuovo partito con il simbolo della fiamma tricolore. E poi, ovviamente, i due amici di Putin, Salvini e Berlusconi. I tre leader della destra sono pronti a farci tornare un paesino. Siccome non c’è fine al peggio, sarà anche un paesino vecchio. Soprattutto quando il presidente Sergio Mattarella lascerà il Quirinale, l’unico ad avere dimostrato il senso nobile dello stato. Povera Italia.

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