Nelle ultime settimane i partiti di destra si sono incontrati più volte nell’ospitale villa di Silvio Berlusconi. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per la cortesia che si riserva al padrone di casa, non hanno fatto mancare parole di sostegno alla autocandidatura del Cavaliere alla presidenza della Repubblica.

Come si poteva dare un dispiacere a un anziano signore con una salute così cagionevole, visto che è stato ricoverato per ben cinque volte nel 2021? (E in un paese civile già questo sarebbe sufficiente per escluderlo dalla competizione per il Quirinale. Ma ciò conferma quanto la destra nostrana sia lontana da standard etico-politico europei). L’intesa cordiale esibita in villa dai leader dei partiti di destra, inquadrati sempre da lontano per evitare che Berlusconi venga messo sotto ai riflettori da distanza troppo ravvicinata, o lo si senta parlare in viva voce, ha le ore contate.

Prendendo tutti sul tempo, Salvini ha fatto la prima mossa “politica” di questa elezione. Con una scissione personale al limite della schizofrenia, dopo aver rassicurato il Cavaliere sul sostegno leghista al suo miraggio, si è fatto paladino di una nuova proposta in grado di raccogliere i voti sufficienti.

Il leader della Lega continua a sostenere che la destra è maggioritaria e quindi non solo ha il diritto di indicare, ma addirittura di imporre un proprio candidato. Non si sa a quale pallottoliere si affidi Salvini visto che la sua coalizione ha appena qualche voto in più del fronte composto da Pd, M5s e Leu.

Se si fa riferimento al campo largo che ha eletto Enrico Letta a Siena lo scorso ottobre, il centro-sinistra è maggioranza. In realtà Salvini cerca di forzare la mano, ma in questo modo rischia di far saltare la coalizione innescare dinamiche distruttive.

Se fa una proposta al di sopra delle parti ed accettabile anche a sinistra – impresa improba ma un nome forse c’è – avvolto dall’aura del kingmaker, Forza Italia e Fratelli d’Italia, nell’immediato, faranno buon viso a cattivo gioco. Ma a breve si apriranno nuovi scenari. Da un lato, Meloni farà di tutto per evitare che Salvini assuma una leadership incontestabile nello schieramento di destra (se avesse vera stoffa politica dovrebbe fare lei un nome che non si può rifiutare…).

In Forza Italia, poi, il tramonto del sogno del Cavaliere indurrà una ridefinizione del ruolo del partito nel sistema partitico con eventuale centrifugazione di dirigenti e quadri in cerca di altri approdi.

Se invece il leader della Lega non riesce a eleggere un suo candidato, allora addio sogni di gloria. Per Salvini si chiude un capitolo e a destra tutto cambia, a incominciare dalle radiose prospettive elettorali annunciate dai sondaggi negli ultimi tempi.

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