l’ex sindaca

La sconfitta di Raggi è il verdetto severo di una città ferita

  • Solo un sondaggista sbadato o un grillino doc che non vive dentro il grande raccordo anulare poteva sperare davvero che Virginia Raggi riuscisse a sedersi, di nuovo, sulla poltrona più alta del Campidoglio.
  • Raggi non è riuscita ad arrivare nemmeno al ballottaggio. Di fatto nella sua esperienza da sindaca ha preferito da subito “non fare”. Non fare appalti, non partecipare alle Olimpiadi, non investire. Il “poraccismo” issato a mantra e filosofia politica.
  • Pure sulla questione morale è stata deficitaria: incapace di selezionare la sua classe dirigente, ha scelto come collaboratori figure come Raffaele Marra, ex vicecapo di gabinetto poi condannato in primo grado per corruzione, e poi Luca Lanzalone, già messo a capo di Acea.

Solo un sondaggista sbadato o un grillino doc che non vive dentro il grande raccordo anulare poteva sperare davvero che Virginia Raggi riuscisse a sedersi, di nuovo, sulla poltrona più alta del Campidoglio. Perché è vero che la spaccatura tra Roberto Gualtieri e Carlo Calenda dava qualche chance suppletiva rispetto alle stime della vigilia. Com’è un’evidenza che la destra abbia tirato fuori dal cilindro il tribuno Enrico Michetti, a memoria uno dei candidati più manchevoli che si ricordi. Eppur

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