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Referendum e legge elettorale: cosa succede se vince il Sì

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La riduzione del numero complessivo di eletti non altera in modo rilevante il rapporto tra la percentuale di voti ricevuta da un partito e la percentuale di seggi che gli spettano.

  • Nei primi due anni della legislatura in corso, il numero di queste “interrogazioni a risposta obbligata” è stato pari a 1891: in media, una all’anno per parlamentare. Dunque, per bilanciare la riduzione del loro numero basterebbe che la produttività degli eletti salisse da 1 a 1,3 interrogazioni a testa all’anno.
  • La riduzione del numero complessivo di eletti non altera in modo rilevante il rapporto tra la percentuale di voti ricevuta da un partito e la percentuale di seggi che gli spettano.
  • Se le elezioni del 2018 si fossero svolte per assegnare 600 seggi invece di 945, con lo stesso tipo di legge elettorale e con gli stessi orientamenti di voto, i rapporti di forza tra i partiti in Parlamento sarebbero stati pressoché identici.

Come in ogni campagna elettorale circolano teorie farlocche per orientare il voto. Quelle a favore del No sono, per forza di cose, le più creative. Dato che per oltre 40 anni e fino a pochi mesi fa difficilmente nel dibattito accademico, giornalistico, politico si sono sentiti argomenti contrari al taglio dei parlamentari. Una ipotesi avanzata a ripetizione - a cominciare dalle proposte assai più drastiche di quella attuale da parte del Dc Gerardo Bianco, capogruppo alla Camera dal 1979 all 1983

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