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Renzi, l’Arabia e quelle dimissioni necessarie

  • La scelta di Matteo Renzi di sedere a pagamento nel board in un istituto controllato uno stato estero è così inopportuna che doverne spiegare la gravità può sembrare esercizio pleonastico.
  • I motivi più evidenti sono già stati elencati su questo giornale da autorevoli commentatori, che hanno ricordato come l’Arabia Saudita sia una teocrazia antidemocratica, il cui regime viola sistematicamente i diritti umani e delle minoranze.
  • Al netto delle giustificazioni stravaganti dell’ex premier, ci sono altre ragioni che dovrebbero convincere il capo di Italia viva a dimettersi al più presto dal FII Institute, l’ente finanziato dal fondo sovrano della monarchia. E riguardano i palesi conflitti di interesse tra l’incarico mediorientale e il ruolo di senatore della Repubblica.

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