I risultati delle elezioni comunali, per quanto molto parziali, confermano un dato incontrovertibile, e sempre trascurato: la destra è minoritaria in questo paese. Ritorniamo alle ultime elezioni. In quella consultazione aveva ottenuto il 43,6 per cento dei voti, una quota storicamente inferiore ai suoi risultati del passato, ad esclusione del periodo dell’irruzione grillina (2013 e 2018) che aveva penalizzato in egual misura destra e sinistra. I partiti del centrosinistra, inteso nel sua accezione più ampia, il 25 settembre scorso avevano raccolto il 49,3.

Solo la loro disunione ha consentito a Giorgia Meloni di insediarsi a palazzo Chigi. Poi, l’esaurimento nervoso del Pd post elezioni ha creato per molti mesi un’aura di invincibilità alla destra meloniana. L’arrivo di Elly Schlein ha mutato la scena. La foga con la quale i media filogovernativi si sono scatenati contro di lei ha dato la misura di quanto fosse temuta una ripresa del Partito democratico.

A questo coro ha collaborato anche una pletora di osservatori Pd-antipatizzanti, sia accusandola di estremismo – facendo confusione con radicalismo, che è tutt’altra cosa – come fosse una novella Rosa Luxemburg, sia criticando l’assenza di un programma economico, come se il Pd non solo non avesse adeguate competenze tra le sue file, ma dovesse andare al governo domani; e dimenticando che FdI aveva delineato un piano economico farneticante prima delle elezioni: in una delle sue tante missive graziosamente ospitate dal Corriere della Sera, Meloni aveva proposto di chiedere al Fondo Monetario di attivare dei fondi speciali di prelievo, scambiando evidentemente l’Italia per un povero paese subsahariano.

Un’idea economicamente assurda e soprattutto “antinazionale”, perché sfregiava la reputazione dell’Italia e la lasciava in balia della finanza internazionale. Il primo turno delle elezioni locali suggerisce che il clima politico sta cambiando. Nei comuni capoluogo il Pd è il primo partito in 9 città su 13, incluso il caso anomalo di Imperia dove la destra non si è presentata di fronte al dominus locale Claudio Scajola.

Ovviamente, le liste dei candidati sindaci alterano questo quadro, ma in termini di attrattività dei partiti in quanto tali il dato è significativo. Il ballottaggio potrà ribaltare i risultati del primo turno ma se le forze di opposizione convergono tutte sul loro candidato in molti casi la vittoria non dovrebbe sfuggire. Va comunque usato il condizionale perché mentre i tre partiti di destra sono uniti sia del profumo del potere che da una rocciosa ostilità alla sinistra, Pd, M5s, Terzo Polo più cespugli vari adorarono bisticciare e distinguersi. Inoltre, alcuni, in primis il Terzo Polo a trazione renziana, hanno in mente altri progetti piuttosto che opporsi compattamente alla destra. Il clima è cambiato, ma l’opposizione rischia di non coglierne i frutti se va ancora in ordine sparso.

© Riproduzione riservata