Antonella Clerici è l’eroina ribelle di questo Sanremo e il simbolo del suo alzare la testa davanti al sopruso è tutto in un commento.

Mezzanotte e quaranta, prima puntata. Carlo Conti corre a perdifiato contro il tempo per rimanere in anticipo sulla scaletta, ma appunto è passata mezzanotte ed è almeno la quinta occasione in cui una dei concorrenti – in questo caso la diciannovenne vincitrice di Amici Sarah Toscano – chiede un abbraccio. Uno di Conti, uno di Clerici. Conti sorride e si presta, via il dente via il dolore e avanti il prossimo artista senza altre chiacchiere. Clerici invece si irrigidisce, sbuffa, abbraccia di malavoglia Toscano e pronuncia la verità indicibile: «Ormai siamo solo punti». Un modo elegante per sottrarsi alla farsa e chi ha capito ha capito. Gli altri rimangano pure nella beata ignoranza di credere che l’abbraccio sia davvero lo sciogliersi del cantante di turno dopo la pressione dell’esibizione.

Invece, quell’abbraccio forzato è solo l’ultima dimostrazione del fan service: il tentativo (disperato) dei cantanti di rendersi simpatici al pubblico che guarda in massa Sanremo e altrettanto in massa gioca al FantaSanremo. Abbracciare il co-conduttore: dieci punti.

Le parole di Clerici sono state catartiche per chi già alla prima puntata si era stancato dei gesti apparentemente insensati degli artisti sul palco. Rotto l’argine, Conti ha avuto gioco facile a ripetere la battuta nel corso delle successive serate, anche se lui ha scelto la formula più ruffiana del «mi sa che qui si prendono dei punti».

La conclusione è una sola: il gioco è bello quando dura poco e il FantaSanremo ha ormai superato la soglia della sopportabilità, rasentando pericolosamente il ridicolo.

Breve riassunto: il Fantasanremo prende forma nel 2020, quando Sanremo sta conquistando il favore del pubblico dopo gli anni bui dei Duemila. Il festival della canzone italiana è passato dall’essere polverosa kermesse per annoiati telespettatori a evento imperdibile, così trash da aver fatto il giro ed essere diventato cool.

Così un gruppo di amici inventa le regole simili a quelle del fantacalcio: ogni cantante vale un tot di punti, vince la squadra i cui membri svolgono più prove, che riguardino il vestiario, il comportamento sul palco o gli strumenti utilizzati. Il gioco prende piede negli anni della pandemia quando si trasferisce del tutto sul web e ottiene spazio mediatico perché arriva all’orecchio di alcuni influencer, Fedez in testa, che iniziano a citarlo nelle loro dirette. Infine esplode quando se ne accorgono le radio e i media mainstream e arrivano anche gli sponsor a brandizzare le prove. Breve e inesaustivo elenco delle principali trovate dei vari anni: si vincono punti se il proprio cantante porta una matita; saluta zia Mara; grida “papalina”; si veste con le piume.

Peccato che, se tutti sanno tutto, il gioco perde di qualsiasi attrattiva e diventa anzi fastidioso. Le prove sono divertenti se da una parte ci sono i giocatori che conoscono le regole, dall’altra i cantanti in tv che fanno da cavie inconsapevoli.

Anche perché – spoiler – ciò che fa ottenere punti e quindi divertire sono i tic e le pose forzate degli artisti. Se pose e tic sono forzati, l’effetto divertimento finisce: chi gioca si annoia, chi sta sul palco fa gesti ammaestrati, i conduttori subiscono sbuffando e tutto diventa fiera del non senso.

Infatti in questo Sanremo giganteggeranno gli artisti che non si sono prestati alla gag e hanno ristabilito gli equilibri: noi dietro lo schermo, loro sul palco. Noi a prenderli in giro ma a voler un po’ essere come loro; loro a prendersi molto sul serio ma qualche volta a cantare meraviglie. Senza fingere di voler essere abbracciati dalla zia Mara con la matita nel taschino.

© Riproduzione riservata