La Santa Sede ha ufficialmente chiesto al governo di "rimodulare" il testo del disegno di legge Zan perché nella forma attuale configurerebbe una violazione del Concordato mettendo a rischio "la piena libertà" della Chiesa cattolica. 

Nel Concordato (rivisto nel 1984) si assicura alla Chiesa la «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» (comma 1) e si garantiscono «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (comma 2).

La “piena libertà” sarebbe dunque “a rischio” a causa soprattutto dell’articolo 7 del disegno di legge Zan, dove si esclude l’esenzione alle scuole private dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia. Qui sta il tema del contendere.

E’ evidente che la questione non riguarda la libertà di tutte le scuole cattoliche, ma soltanto di quelle scuole cattoliche che ricevono finanziamenti pubblici (le parificate).  E’ questo un attentato alla libertà di opinione e di culto?  

Se una scuola confessionale sceglie di accedere ai finanziamenti pubblici, la sua “libertà” cessa di essere “piena” perché deve sottostare alle leggi che lo Stato stabilisce. L’art. 33 della Costituzione che contempla una scuola privata “senza oneri per lo Stato” tutelerebbe la “piena libera”. Ma la Chiesa vuole i soldi pubblici.

Se l’idea di “pubblico” è (come oggi) estesa per comprendervi anche le scuole private (laiche o confessionali) che a certe condizioni (pubbliche) vengono ad essere parificate, perché stupirsi se il privato perde parte della propria libertà? Fino a quando non ci sono in ballo questioni di principio, la tensione non appare. Ma col disegno di legge Zan questi nodi vengono al pettine.

Il clero è preoccupato che la libertà di espressione venga compressa dalle nuove norme e che «non si possa più svolgere liberamente l'azione pastorale, educativa, sociale». E perché mai? Nelle chiese, nelle associazioni cattoliche e nelle scuole confessionali che non ricevono finanziamenti pubblici nessuno può sindacare quel che vi si dice o crede. 

L’azione del Vaticano ha spiazzato la maggioranza, che è divisa anche all'interno dei singoli partiti, a cominciare dal Pd. Ora, si può discutere sull’opportunità che uno stato di diritto abbia una legge che nomina esplicitamente le minoranze da non offendere; si può discutere sull’opportunità di inserire in un testo di legge una troppo stretta relazione tra quel che si dice con quel che si fa. Ma l’argomento della Santa Sede è molto diverso.

Nessuno toglie a un cattolico la libertà di pensiero sulla famiglia e il matrimonio. Ma questa libertà trova un limite se e laddove si parla di istituti educativi che scelgono di accedere ai finanziamenti pubblici. La clausola «senza oneri per lo Stato» è la condizione per la «libertà piena» degli istituti educativi cattolici.    

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