la guerra di Gerusalemme

Se il problema diventa l’idea di “Stato ebraico”

Workers clear the rubble of a building that was destroyed by an Israeli airstrike on Saturday, that housed The Associated Press, broadcaster Al-Jazeera and other media outlets, in Gaza City, Sunday, May 16, 2021. (AP Photo/Adel Hana)
Workers clear the rubble of a building that was destroyed by an Israeli airstrike on Saturday, that housed The Associated Press, broadcaster Al-Jazeera and other media outlets, in Gaza City, Sunday, May 16, 2021. (AP Photo/Adel Hana)
  • Opposte tifoserie che ripetono ossessivamente slogan ritriti da decenni, esattamente come allo stadio. Così sono i due “cori” dell’opinione pubblica italiana che accompagnano la “guerra di Gerusalemme”.
  • Da una parte il problema è la totale assenza di una leadership palestinese lontanamente presentabile e interessata a un processo di pace. Dall’altra parte il problema è Netanyahu, leader sull’orlo della galera che per sopravvivere politicamente è disposto a tutto.
  • Ma c’è in Israele un problema ancora più grande: si chiama “Stato ebraico”. Se si avverasse il "sogno" degli ultra-nazionalisti israeliani, trasformato in promessa elettorale da Netanyahu, di annettere a Israele dei territori occupati, gli ebrei israeliani diventerebbero poco più di metà della popolazione di un eventuale “grande Israele” e dunque l'idea stessa di "Stato ebraico" perderebbe molto del suo senso.

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