Possiamo combattere il terrorismo al fianco di un dittatore? Mettiamo fine ai compromessi vergognosi con il regime egiziano. Possiamo già imparare una grande lezione dalla guerra in Ucraina: ogni compiacenza verso i regimi autoritari è inutile. I dittatori e gli autocrati comprendono solo l'equilibrio del potere. Con loro, se il dialogo è ancora necessario, le mani tese con troppa ingenuità si ritorcono brutalmente in faccia ai democratici.

In violazione dei diritti

I leader europei farebbero bene a ricordarlo mentre negoziano dietro le quinte la co-presidenza del Forum globale dell'antiterrorismo con l'Egitto. Coinvolgere una grande potenza araba in questo settore può sembrare una buona intenzione. Ma equivarrebbe a dare carta bianca a un paese che si serve di questa lotta legittima per violare i diritti umani. Quali buone pratiche avrebbe da condividere l'Egitto in questo settore, che ha deviato l'operazione francese Sirli dalla lotta contro il terrorismo per abbattere dei semplici contrabbandieri?

Dal 2014 e dall'ascesa al potere del maresciallo Abdel Fatah al Sisi si attraverso un colpo di stato militare, l'Egitto è sprofondato in una crisi dei diritti umani. Ci sono 60mila prigionieri politici nel paese, l'equivalente di una città come Olbia o Savona. Innocenti, inclusi difensori dei diritti umani, giornalisti e avvocati, che sono spesso arbitrariamente imprigionati con false accuse di terrorismo, una pratica che è diventata una strategia di regime.

Gli studenti come Zaki

Tra loro c'è Alaa Abdel Fattah, "l'icona della rivoluzione del 2011" e della caduta del regime di Mubarak. Dopo aver trascorso diversi anni in prigione dal 2013, questo blogger democratico è stato inserito nella lista dei "terroristi" dalle autorità egiziane nel 2020. È stato appena condannato a 5 anni di prigione insieme al suo avvocato Mohamed Al-Baqer e un altro blogger, Mohamed "Oxygen" Ibrahim.

Gli studenti sono particolarmente presi di mira da queste false accuse, come Ahmed Samir Santawy, uno studente di Vienna specializzato in diritti sessuali, che è stato rapito, torturato e condannato senza prove con accuse di terrorismo.

Patrick Zaki, studente di Bologna, è stato arrestato nel febbraio 2020 al Cairo mentre visitava la sua famiglia, ma è stato rilasciato nel dicembre 2021, dopo una tremenda mobilitazione del paese che lo ospitava. Va detto che l'Italia è traumatizzata dal 2016 dal barbaro assassinio dello studente Giulio Regeni da parte delle forze di sicurezza egiziane, mentre stava lavorando alla sua tesi sui sindacati in Egitto.

Il ruolo dell’Europa

In Francia, l'indignazione per questa deriva dittatoriale tarda a farsi sentire. Mentre presiede il Consiglio dell'Unione europea, Emmanuel Macron è pronto a calpestare i valori umanisti francesi per fare un patto con il maresciallo. Ricordiamo che quest'ultimo è uno dei principali acquirenti di armi francesi. Un vero e proprio patto militare-industriale, che permette a malapena al governo francese di ottenere liberazioni anche simboliche, come quella dell'attivista Ramy Shaath, sposato con una donna francese. Dietro questa rara buona notizia, la situazione si sta deteriorando in Egitto sul fronte della libertà, mentre i leader europei continuano a stendere il tappeto rosso al dittatore egiziano.

La co-presidenza dell'Unione europea del Forum globale dell'antiterrorismo in partenariato con l'Egitto sarebbe un nuovo livello di compromesso, soprattutto da parte dell'Unione stessa. È un modo per rafforzare la menzogna su cui il regime si basa per reprimere tutti coloro che alzano la voce. Un vero e proprio schiaffo alle decine di migliaia di persone imprigionate, uccise e torturate per aver dato vita ai diritti umani in questo paese, crocevia di civiltà, spesso chiamato con orgoglio Oum El Dounia, "la madre del mondo".

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