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Se ne va il comandante Diavolo, partigiano tradito dal Pci

(Il presidente Sergio Mattarella con il comandante Diavolo, Germano Nicolini)
(Il presidente Sergio Mattarella con il comandante Diavolo, Germano Nicolini)

La storia dell’ex comandante partigiano Germano Nicolini, Dièvel in dialetto reggiano, è il simbolo delle “attese tradite” della lotta di Liberazione

  • Comandante partigiano, Nicolini diventa nel 1946 sindaco comunista di Correggio, con il sostegno anche della Dc. Ma quando viene ucciso il parroco don Umberto Pessina, è accusato di essere il mandante.
  • Il Dièvel era «sempre stato contro la giustizia sommaria» ma viene condannato a 22 anni di carcere, in un processo dove la Chiesa influenza le indagini, la Corte di Perugia è orientata contro di lui. 
  • Ma quel che più pesa a Nicolini è il tradimento del Pci, che decide di sacrificarlo come capro espiatorio per i delitti del dopoguerra. Solo nel 1994, a processo riaperto, il Diavolo viene assolto.

Ci ha lasciato il 24 ottobre a cent’anni Germano Nicolini (Dièvel, in dialetto reggiano), ex comandante partigiano e simbolo delle “attese tradite” della lotta di Liberazione. Pochi oggi ricordano una vicenda emblematica della storia d’Italia, al centro dell’interesse tanto della giustizia (due processi svoltisi a quasi cinquant’anni di distanza) quanto della ricerca storica. Lo snodo dal 1945 al 1947 Perché il “caso Nicolini” ci racconta il clima di violenza, omertà e convenienza politica

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