Un anno fa il centrosinistra si dissolse alla vigilia della battaglia elettorale e consegnò la vittoria alla destra di Giorgia Meloni. Con la delusione di chi aveva celebrato l’accordo tra il Pd di Enrico Letta e Azione di Carlo Calenda come «la Bad Godesberg italiana» (Repubblica, 3 agosto 2022).

Il 7 agosto, su Rai 3 con Lucia Annunziata, Calenda lasciò solo Letta: «Gli italiani non possono tollerare lo spettacolo di vederci con Bonelli e Fratoianni». In cambio, è arrivato lo spettacolo di arte varia offerto da Renzi e Calenda.

Mentre Meloni governa e dà alle stampe la sua “versione”, nientemeno, un anno dopo il Movimento 5 stelle continua a essere un 16 per cento congelato nel no a tutto, Calenda si è pentito della compagnia con Renzi ma si dichiara estraneo a destra e sinistra, il Pd con Letta ha perduto il ruolo di federatore, consegnando a Elly Schlein un fardello sconosciuto ai predecessori maschi.

Per trent’anni, più o meno, il centrosinistra ha contrapposto al centrodestra una coalizione in grado di unire riformisti e radicali di sinistra, moderati e centristi. L’asse tra il centro e la sinistra che ha scritto le pagine migliori della storia italiana. Oggi il centrosinistra è più che perdente: per perdere bisogna esistere, e il centrosinistra non esiste. A differenza del centro-destra che conquista città, regioni, il governo.

La segretaria del Pd è chiamata a fare un doppio lavoro: rimettere in campo il suo partito e ricostruire una coalizione. Con un profilo programmatico e non ideologico, come dimostra il pragmatismo con cui si combatte in parlamento la battaglia comune sul salario minimo, il primo passo. Ma poi è necessario inventare una nuova offerta politica. Su due versanti.

Il primo sono gli astenuti in un popolo che non è stato più rappresentato, sul piano dei diritti sociali e civili: è il senso della segreteria Schlein. Il secondo è quel pezzo di Italia che si sente di centrosinistra, e non di un generico centro che in realtà è lo sgabello della destra («Cuando se pacta con la derecha, es la derecha la que gana», diceva cinquant'anni fa il democristiano cileno Rodomiro Tomic: quando ti accordi con la destra, è la destra che vince), che non vuole morire meloniano, ma che pure non si ritrova nei partiti attuali.

Come si raccoglie? La domanda interroga gli attuali soggetti e coinvolge chi non è ancora compromesso con la politica nazionale, come ad esempio i sindaci di centro-sinistra non sono iscritti al Pd che sanno tenere insieme una coalizione ampia, a partire dal sindaco di Milano Beppe Sala. Una iniziativa nuova, con una identità dichiaratamente europeista e di centrosinistra, in accordo con il Pd di Schlein, spazzerebbe via i tanti centrini destinati a moltiplicarsi e sarebbe uno sblocco. Un nuovo centrosinistra. Per richiamare quegli elettori che sono restati a casa, perché la loro squadra non c'è.

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