QUELLO CHE NON SI DICE SULLA CRISI DI GOVERNO

Siamo ridotti a temere il voto per il malcostume dei ministeri

LaPresse
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  • L'argomento che non manca mai nelle preghiere a Draghi è il salvifico Piano nazionale di ripresa e resilienza. Che ormai è però più una questione di amministrazione che altro.
  • Il sistema istituzionale non prevede il vuoto di potere. Nel 2018 Mattarella aveva sciolto le Camere il 28 dicembre e il nuovo governo Conte ha giurato il 1 giugno. In quei sei mesi il paese è stato retto dal governo Gentiloni che ha disbrigato gli affari correnti.
  • Quando il presidente della Repubblica scioglie le camere, i primi a tagliare la corda sono i mi nistri e i secondi sono i burocrati: i ministri sono occupati nella campagna elettorale i burocrati sono impegnati a progettare il loro prossimo incarico.

C’è un non detto nella crisi politica in atto, un pensiero sottostante, una paura strisciante che nessuno esplicita perché tutti la danno per scontata, ovvia. L’idea è che quando c’è una crisi di governo o, peggio, lo scioglimento delle camere la macchina dello stato si ferma. Per mesi. E questo fa evocare l'apocalisse, soprattutto in momenti di drammatiche emergenze come l’attuale. L’esperienza insegna che questo timore è solidamente radicato nella realtà ed è perciò uno dei propellenti dell’i

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