Una notte d’estate di sei anni fa, Kristine Holst rimase a dormire da una sua amica a Copenaghen, come aveva già fatto in passato. Si conoscevano da anni. Nel cuore della notte, si è svegliata e si è ritrovata un uomo che si arrampicava sul suo letto: «Mi ha messo un braccio intorno alla gola e poi è salito sopra di me. Mi ha immobilizzato con forza sul materasso e mi ha violentato. Quell’uomo era mio amico. Mi ci è voluto un giorno intero solo per pronunciare la parola “stupro”. Invece mi sono ritrovata a usare la parola incidente», ha scritto nella testimonianza pubblicata sul Time Magazine.

Lo stupro è un fenomeno poco denunciato, perché le donne temono di non essere credute, di essere stigmatizzate o non hanno fiducia nel sistema giudiziario. Kristine era determinata a ottenere giustizia, e si è rivolta alla polizia, ma quello che ha vissuto è stato un processo molto lento e umiliante, che si è concluso sei mesi dopo con l’assoluzione del suo aggressore. «La cosa peggiore», ricorda Kristine, «è stata l’attenzione da parte della polizia, degli avvocati e del giudice sulla presenza di prove di violenza fisica: sul fatto che avessi opposto resistenza, anziché sul fatto che fossi consenziente». Lei ha detto “no” più volte, ma secondo la legge danese sullo stupro dell’epoca, dire “no” e resistere non era sufficiente.

La legislazione europea

Da allora, la Danimarca ha modificato la sua legge insieme ad altri 12 paesi dell’Ue, tra cui Svezia, Spagna, Belgio e Germania, e ora ha leggi che definiscono stupro qualsiasi rapporto sessuale non consenziente. Altri 14 stati membri, tra cui Francia, Polonia e Austria, utilizzano ancora definizioni obsolete, basate sulla dimostrazione di una violenza fisica, minaccia o coercizione o sulla constatazione che la vittima non è stata in grado di opporre resistenza. La violenza di genere, la violenza sessuale e la violenza domestica sono una pandemia globale e una grave violazione dei diritti umani.

In Europa, una donna su tre ha subito violenze fisiche o sessuali dall’età di 15 anni e una donna europea su 20 ha dichiarato di essere stata violentata, secondo un’indagine del 2014 condotta dall’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali.

Abbiamo l’opportunità storica di dare voce a tutte le donne e alle vittime sopravvissute che la violenza di genere sta cercando di mettere a tacere, e di assicurarci che l’approccio “solo un Sì è un Sì” diventi la nuova norma in tutta l’Ue. Dopo anni di appelli, la Commissione europea ha proposto la prima legislazione europea per proteggere le donne dalla violenza, che siano mutilazioni genitali femminili o lo stalking online.

Ha cercato di far sì che tutti i paesi dell’Ue configurino il sesso non consensuale come stupro, punibile con una pena detentiva minima armonizzata. Ciò sarebbe in linea con la Convenzione di Istanbul, secondo cui lo stupro e tutti gli altri atti sessuali non consensuali devono essere reati. Dovrebbero essere definiti come crimini contro l’integrità corporea e l’autonomia sessuale di una persona, in contrapposizione ai crimini contro la morale, la pubblica decenza, l’onore o la famiglia e la società. I governi nazionali dell’Ue hanno rifiutato di includere il reato di sesso non consensuale come stupro nella posizione del Consiglio e, con nostra grande sorpresa, hanno eliminato la disposizione sullo stupro dalla proposta della Commissione europea. Sostengono che l’Ue non abbia una base giuridica per farlo, in realtà manca la volontà politica. La stessa base giuridica è già stata utilizzata dalla Commissione per la criminalizzazione degli abusi sessuali sui minori nella direttiva sugli abusi sessuali sui minori.

Se lo stupro non è sfruttamento sessuale, allora cos’è? Esortiamo gli stati membri a cambiare la loro posizione. Sarebbe non solo incomprensibile, ma anche un imperdonabile insulto a tutte le donne se non venissero incluse nella nuova legislazione dell’Ue, volta a combattere la violenza di genere, norme minime sul reato di stupro.

Investire in educazione

È evidente che la sola modifica delle leggi non basta a sradicare lo stupro. Dobbiamo investire di più nell’educazione alla sessualità, al consenso e alle relazioni, nella lotta ai miti dello stupro e agli stereotipi di genere e nella formazione degli operatori della legge come polizia e giudici. Sarebbe un messaggio forte sul tipo di società in cui vogliamo vivere: una società libera dallo stupro, in cui l’autonomia sessuale e l’integrità corporea della persona siano rispettate e valorizzate. Le generazioni future non dovranno mai chiedersi se il sesso senza consenso sia uno stupro. Le vittime devono sempre sentirsi sicure e supportate nel denunciare uno stupro.

Come Socialisti e democratici, siamo determinati ad affrontare la battaglia con il Consiglio, con l’obiettivo di raggiungere un accordo finale prima della fine di questa legislatura e prima delle elezioni europee. Tuttavia, abbiamo bisogno di una direttiva ambiziosa. Una legge che garantisca a tutti i paesi dell’Ue che il sesso senza consenso sia considerato stupro e che tutte le donne europee siano ugualmente tutelate.


Iratxe García è eurodeputata e capogruppo dei Socialisti e democratici al parlamento Ue

Evin Incir è eurodeputata del gruppo S&D

Pina Picierno è eurodeputata del gruppo S&D e vicepresidente del parlamento Ue

© Riproduzione riservata