Il ministro Francesco Lollobrigida, con un’intervista sul Sole 24 Ore, annuncia il raddoppio dei Fondi del Pnrr all’agricoltura. Indubbiamente una buona notizia per il settore e per il Paese, non c’è che dire. Aggiungere risorse ad una missione fondamentale che con il governo Draghi avevamo messo al centro dell’interesse italiano sarà sicuramente un passo importante. Ma bisogna riconoscere che la missione era giusta e che il rifinanziamento c’è stato proprio grazie alla correttezza della missione individuata.

Quindi il ministro non può dire che il Pnrr è stato modificato. I contratti di filiera sono stati riconosciuti come la risposta corretta sia dagli imprenditori, che infatti hanno presentato moltissime domande, e sia dall’Europa, che ha visto in quest’asse una corretta opportunità.
Dunque il capostazione Lollobrigida dovrebbe fermarsi nella stazione di partenza prima di fermare un treno in corsa e ammettere che gli oltre 300 progetti di investimento arrivati hanno consentito al governo di chiedere di più in Europa. Come avevamo chiesto con due nostre interrogazioni al ministro dell’Agricoltura: due, visto che sulla prima il ministro aveva fatto orecchie da mercante.
Lollobrigida ha rifinanziato l’idea che la missione originaria aveva proposto. Bene. Ora, dal momento che nonostante il raddoppio dei fondi, le risorse non basteranno e che le associazioni tutte hanno presentato rilievi sulle modalità di assegnazione dei soldi, il punto diventerà vigilare ed evitare che tutto venga bloccato da una valanga di ricorsi, come nelle migliori tradizioni. Come insegna un Paese in cui un ministro può fermare un treno in corsa senza preoccuparsi dei cittadini che dovranno chiedere rimborsi per un danno che lui stesso ha creato alla mobilità del Paese.

Merito di Draghi

Insomma i presupposti per fare bene ci sono, d’altra parte le basi erano state ben gettate, e ora vigileremo – e se serve interrogheremo ancora e ancora il ministro –  perché da una grande opportunità non nasca l’ennesima occasione mancata per il Paese. Se infatti le stesse associazioni e le imprese non saranno tutte allo stesso modo coinvolte e messe nelle condizioni di partecipare allo stesso modo alla ripartizione di questi miliardi, il danno sarà più grosso dello stanziamento intero.
Inoltre, il 21 novembre Lollobrigida ha approvato un decreto che riduce le coperture per le polizze assicurative sottoscritte dagli agricoltori dal 70 al 40 per cento, in questo rischiando una sonora mazzata per la gestione del rischio e per le aziende che non potranno ottenere i costi assicurativi e che non stipuleranno le polizze stesse.

L’agricoltura scomparsa

Come d’altra parte è già avvenuto sulla manovra finanziaria in cui la montagna di promesse di Lollobrigida e del governo sulle risorse per l’agricoltura, ha partorito meno che un topolino, visto che l’agricoltura è scomparsa e la quasi totalità delle associazioni di categoria ci hanno manifestato il loro malessere e ci hanno aiutato a scrivere oltre 60 emendamenti.

Sui quali chiediamo, ancora una volta per il bene del Paese e del comparto, di rimettere mano, occhi e orecchie. Perché non ascoltare e dimenticare migliaia di famiglie e imprese è una colpa difficilmente espiabile con i fondi del Pnrr. Giusti, giustissimi, sacrosanti per guardare al futuro: ma senza un presente fatto di risposte sarà difficile per tutti continuare a sognare.

* l’autore è capogruppo Pd in commissione Agricoltura della Camera

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