L’amministrazione Trump ha scelto di non esercitare un’influenza positiva sulla scena globale. La fiducia persa dagli alleati nel ruolo americano in politica estera sarà difficile da recuperare
Il potere è la capacità di convincere gli altri a fare ciò che si vuole. Questo può essere ottenuto con la coercizione (“bastone”), il pagamento (“carota”) e l’attrazione (“miele”). I primi due metodi sono forme di hard power, mentre l’attrazione rientra in quelle di soft power. Il soft power nasce dalla cultura di un paese, dai suoi valori politici e dalle sue politiche estere. Nel breve periodo, il potere duro ha solitamente la meglio sul potere morbido. Ma a lungo termine, il soft power spesso prevale. Joseph Stalin una volta chiese beffardamente: «Quante divisioni ha il papa?». Ma il papato continua oggi, mentre l’Unione Sovietica di Stalin è ormai lontana.
Temuti e amati
Quando si è attraenti, si può risparmiare sulle carote e sui bastoni. Se gli alleati vi vedono come benigni e affidabili è più probabile che siano aperti alla persuasione e seguano il vostro esempio. Se vi vedono come un prepotente inaffidabile è più probabile che trascinino i piedi e, quando possono, riducano la loro interdipendenza. L’Europa della Guerra Fredda è un buon esempio.
Uno storico norvegese ha descritto l’Europa come divisa in un impero sovietico e uno americano. Ma c’era una differenza cruciale: quello americano era «un impero su invito» Questo divenne chiaro quando i sovietici dovettero dispiegare truppe a Budapest nel 1956 e a Praga nel 1968. La Nato, invece, non solo è sopravvissuta, ma ha aumentato volontariamente i suoi membri.
Una corretta comprensione del potere deve includere sia gli aspetti hard che quelli soft. Machiavelli diceva che per un principe è meglio essere temuto che essere amato. Ma è meglio essere entrambi. Poiché il potere morbido è raramente sufficiente da solo, e poiché i suoi effetti richiedono più tempo per essere realizzati, i leader politici sono spesso tentati di ricorrere al potere duro della coercizione o del pagamento. Se esercitato da solo, tuttavia, il potere duro può comportare costi maggiori rispetto a quando viene combinato con il potere morbido dell’attrazione. Il Muro di Berlino non è stato abbattuto da una raffica di artiglieria, ma da martelli e bulldozer branditi da persone che avevano perso la fiducia nel comunismo ed erano attratte dai valori occidentali.
Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano di gran lunga il paese più potente e cercarono di sancire i propri valori in quello che divenne noto come “ordine internazionale liberale”, un quadro che comprendeva le Nazioni Unite, le istituzioni economiche di Bretton Woods e altri organismi multilaterali. Naturalmente, gli Stati Uniti non sono sempre stati all’altezza dei loro valori liberali e il bipolarismo della Guerra Fredda ha limitato questo ordine solo alla metà della popolazione mondiale. Ma il sistema postbellico sarebbe stato molto diverso se le potenze dell’Asse avessero vinto la Seconda guerra mondiale e avessero imposto i loro valori.
Mentre i precedenti presidenti degli Stati Uniti hanno violato alcuni aspetti dell’ordine liberale, Donald Trump è il primo a rifiutare l’idea che il soft power abbia un valore in politica estera. Tra le sue prime azioni al ritorno in carica c’è stato il ritiro dall’accordo di Parigi sul clima e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonostante le ovvie minacce che il cambiamento climatico e le pandemie rappresentano.
Gli effetti della rinuncia
Gli effetti di un’amministrazione statunitense che rinuncia al soft power sono fin troppo prevedibili. Costringere alleati democratici come la Danimarca o il Canada indebolisce la fiducia nelle nostre alleanze. Minacciare Panama risveglia le paure dell’imperialismo in tutta l’America Latina. Paralizzare l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) – creata dal presidente John F. Kennedy nel 1961 – indebolisce la nostra reputazione di benevolenza. Mettere a tacere Voice of America è un regalo ai rivali autoritari. Imporre dazi agli amici ci fa apparire inaffidabili. Cercare di soffocare la libertà di parola in patria mina la nostra credibilità. L’elenco potrebbe continuare.
Trump ha definito la Cina come la grande sfida dell’America e la Cina stessa sta investendo nel soft power dal 2007, quando l’allora presidente cinese Hu Jintao disse al Partito comunista cinese che il paese doveva rendersi più attraente per gli altri. Ma la Cina ha affrontato a lungo due ostacoli principali in questo senso. In primo luogo, mantiene dispute territoriali con diversi vicini. In secondo luogo, il Pcc insiste nel mantenere uno stretto controllo sulla società civile. I costi di queste politiche sono stati confermati dai sondaggi d’opinione che chiedono ai cittadini di tutto il mondo quali paesi trovano attraenti. Ma c’è da chiedersi cosa mostreranno questi sondaggi negli anni futuri se Trump continuerà a ridurre il soft power americano.
Certo, il soft power americano ha avuto alti e bassi nel corso degli anni. Gli Stati Uniti erano impopolari in molti paesi durante le guerre in Vietnam e in Iraq. Ma il soft power deriva dalla società e dalla cultura di un paese, oltre che dalle azioni del governo. Anche durante la guerra del Vietnam, quando la folla marciava per le strade di tutto il mondo per protestare contro le politiche statunitensi, cantava l’inno americano dei diritti civili We Shall Overcome. Una società aperta che permette la protesta può essere una risorsa di soft power. Ma il soft power culturale dell’America sopravviverà a una flessione del soft power del governo nei prossimi quattro anni?
È probabile che la democrazia americana sopravviva a quattro anni di Trump. Il paese ha una cultura politica resistente e una costituzione federale che incoraggia i controlli e gli equilibri. C’è una ragionevole possibilità che i democratici riprendano il controllo della Camera dei Rappresentanti nelle elezioni del 2026. Inoltre, la società civile rimane forte e i tribunali indipendenti. Molte organizzazioni hanno avviato azioni legali per contestare le azioni di Trump e i mercati hanno segnalato l’insoddisfazione per le politiche economiche di Trump.
I costi della distruzione
Il soft power americano si è ripreso dopo i punti più bassi delle guerre in Vietnam e in Iraq e dopo il calo del primo mandato di Trump. Ma una volta persa la fiducia, non è facile ripristinarla. Dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia ha perso gran parte del suo soft power, ma la Cina sta cercando di colmare le lacune create da Trump. Secondo il presidente cinese Xi Jinping, l’Oriente si sta imponendo sull’Occidente.
Se Trump pensa di poter competere con la Cina indebolendo la fiducia degli alleati americani, affermando aspirazioni imperiali, distruggendo l’Usaid, mettendo a tacere Voice of America, sfidando le leggi nazionali e ritirandosi dalle agenzie delle Nazioni Unite, è probabile che fallisca. Ripristinare ciò che ha distrutto non sarà impossibile, ma sarà costoso.
Pubblichiamo uno degli ultimi testi scritti da Joseph S. Nye, Jr, morto il 6 maggio scorso. Nye è stato preside della Harvard Kennedy School, assistente segretario alla Difesa degli Usa e autore del libro A Life in the American Century (Polity Press, 2024).
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