- Giorgetti ha innescato un dibattito vero sul Quirinale: tutti sono ora spinti a prendere posizione, a cominciare dal suo stesso partito. E nel caso della Lega la discussione non è accademica ma investe i suoi assetti futuri non solo nel rapporto con l’ambiente esterno bensì anche al suo interno.
- Se Salvini impone di confermare la sua promessa a favore di Berlusconi, rinsalda la propria leadership nel partito e mette in riga Giorgetti.
- Il rischio è che la Lega si voti all’emarginazione, sia per l’impresentabilità/improponibilità di un voto a Berlusconi, sia perché si autoesclude dalla scelta effettiva del prossimo inquilino del Quirinale.
Perché si parla tanto di chi occuperà il Quirinale? Sono mesi che questo tema risuona nei discorsi della classe politica e, a cascata, nei media. Nel passato la questione rimaneva confinata nei conciliabili tra i leader dei partiti, con un certo gusto per la segretezza e le cortine fumogene: nessuno veniva proposto in anticipo per evitare che “si bruciasse”. Oggi la situazione è del tutto diversa e, a parte l’auto-candidatura di Silvio Berlusconi, aleggia un altro nome, quello di Mario Draghi



