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Tecnici vs. politici: il malessere della democrazia

  • La domanda di salvezza rivolta al «migliore», chiamato a planare in veste di supereroe per sconfiggere il male che affligge la polis, è la manifestazione eclatante di un’impasse della democrazia rappresentativa.
  • Il problema non è la minore competenza dei rappresentanti eletti rispetto a quella dei «tecnici», ma è la crisi delle procedure di costruzione del consenso, e l’incapacità dei partiti di offrire visioni e soluzioni credibili ai problemi del paese.
  • A questo malessere della democrazia parlamentare non contribuisce solo l’antipolitica tecnocratica. L’altro patogeno è la retorica populista, che ne rappresenta, almeno a parole, l’opposto.

«Tecnico» è l’aggettivo tabù nelle consultazioni per la formazione del governo guidato da Mario Draghi. Pesa sulla parola il ricordo delle politiche d’austerità di Monti, ma anche l’evocazione dell’«incubo burocratico» di Bruxelles. Non sorprende che molti partiti oggi si appellino alla «sovranità al popolo», specie quelli che hanno tratto il massimo vantaggio, in passato, dall’opposizione al potere dei «tecnocrati» in Italia e in Europa. Il ricorso ai tecnici è in effetti un’extrema rati

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