«Non abbiate paura del Covid. Non lasciate che domini la vostra vita», ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump uscendo dal Walter Reed National Military Medical Center, in Maryland, dove lui e la moglie erano stati ricoverati lo scorso weekend per infezione da Coronavirus.

Entrato in ospedale sotto i riflettori del mondo intero, lunedì sera Trump ottenuto di essere dimesso benché non guarito.

La saga continuerà dalla Casa Bianca, un posto di lavoro non proprio sicuro. Ma ciò è irrilevante per l’inquilino in scadenza di mandato, che continuerà ad usare il suo contagio per propaganda elettorale, prevedibilmente martellante e, lui spera, efficace.

Scriveva John Stuart Mill nei Principi di economia politica (1848) che il motore del commercio di massa è la compulsione a vendere presumendo una forza uguale e opposta in chi dovrebbe comperare.

A tenere in piedi il sistema è una pubblicità spesso farlocca: persuadere i potenziali acquirenti dell’utilità del prodotto messo sul mercato.

Mill comparava questa alla logica del gioco d’azzardo: il mercato come un grande casinò, dove il bluff è la norma e la verità una perdente ingenuità. 

La pratica del casinò è quella usata da Trump, che sta giocando con le emozioni della compassione per lui malato e dell’ammirazione per la sua veloce guarigione.  

Nel rovesciamento del paradigma epistemico messo in atto da Trump, la credenza funge da unico test di verificabilita e azzera la ricerca dei fatti e l’impegno a rendere conto al pubblico con dati veritieri e verificabili.  

Lo stratagemma è di far credere: per esempio, che il contagio benché possibile sia comunque un’inezia e non richiede uno straordinario intervento sanitario.

Con questa saga del malato che fa credere di avere straordinarie potenzialità auto-curative, Trump ha messo sul mercato del consenso una serie di allusioni oblique (“innuendo”, in inglese) che, nei suoi piani, dovrebbero aiutare la vittoria elettorale. Eccole: il contagio da Covid è un fatto sopravvalutato per ragioni malevole, ovvero una cospirazione contro Trump da parte di forze occulte che vogliono cacciarlo dalla Casa Bianca accusandolo di disinteresse verso la salute degli americani.  La guarigione di Tremp dovrebbe servire a minimizzare il contagio.

Da qui discende anche il dubbio che il sistema ospedaliero pubblico e privato abbia tutto l’interesse a volere lunghe degenze; e poi che la equipe di esperti che ha dato credito a Anthony Fauci, il medico a capo della strategia anti-pandemica, abbia in effetti patrocinato la causa illiberale dei divieti.

Il liberista Trump avrebbe dunque ragione di credere (e far credere) che la chiusura sia un altrettanto al sistema economico statunitense, ordito da nemici interni che fanno sponda alla Cina.

Da qui discende infine, e soprattutto, la conclusione che Trump sia un eroe, o meglio che sia forte più del virus – che sfidi il virus come ha sfidato i numerosi nemici nel corso di questi quattro anni.  

In aggiunta, egli ha messo il suo corpo e la sua salute (perfino quella della sua famiglia) a totale servizio del paese: rischiando, lottando e vincendo.

Un cavaliere del popolo, il profeta della vera America, quella che lavora e che non ha pazienza con le regole, i divieti e infine l’establishment di Washington. Lui, un impolitico e un “uomo nuovo” è a Washington per condurre una guerra contro quell’establishment che manipola l’opinione con il sostegno dei media accreditati. Quindi, come non avere empatia per il malato che in fretta guarisce e ritorna al lavoro? Come non vederlo come un modello da seguire?

Come non identificarlo con una delle più profonde anime che pulsano nel paese: il desiderio di andare in contro al rischio, il voler tentate la fortuna, di reagire radicalmente agli ostacoli, siano essi le minoranze che piagnucolano il sostegno pubblico o il virus.  

Una visione che è alla base religiosa. Per gli evangelici, che sono tra i più fanatici sostenitori di Trump, gli ostacoli sono un test che il Signore mette sulla loro strada per temprarli.  E troveranno nel recupero lampo di Trump (più veloce di quello del suo sosia brasiliano, il presidente Jair Bolsonaro) un’evidenza autorevole della loro verità. Chi meglio del cavaliere del popolo può rappresentarli alla Casa Bianca?

In sostanza: il Covid-19 si è rivelato uno straordinario (e poco costoso) mezzo propagandistico per far campagna contro l’avversario Joe Biden, il quale non si ammala e, a questo punto, non dovrebbe in effetti ammalarsi, pena il dubbio di essere – LUI—un millantatore di credito o, il che è peggio, un imitatore di Trump.   

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