- Come sostiene Maso Notarianni nel suo editoriale del 25 aprile, l’indignazione di politici e giornalisti dopo le 130 vittime dell’ultimo naufragio trasudano ipocrisia.
- I numeri hanno un peso, ma non spiegano tutto. Per esempio non danno la misura di quanto l’impatto di rifugiati e richiedenti asilo ha corrotto la natura delle democrazie nei singoli paesi.
- Servono competenze, saperi, professionalità, reti associative e filtri culturali per costruire la convivenza, variabile attuale del “fare democrazia”. Più o meno la politica dovrebbe far questo. Aprire gli occhi e farli aprire.
Ha ragione Maso Notarianni nell’editoriale su questo giornale del 25 aprile, il giorno della Liberazione: l’indignazione di politici e giornalisti dopo le 130 vittime dell’ultimo naufragio trasudano ipocrisia. In quel tratto di mare da anni l’Europa si è giocata un pezzo dell’anima e non saranno frasi di circostanza a restituirgliela. Quell’anima è rimasta seppellita dalla formula oscena sui “taxi del mare”; dall’attacco sfrontato alle Ong subentrate al disarmo unilaterale dell’andare a salva



