Ogni tanto riemerge, come un fiume carsico, la discussione su presidenzialismo o premierato incentrata sulla necessità di assicurare al paese una “governabilità” e uno snellimento delle procedure per assicurare la stabilità dei governi e la capacità di decidere senza tanti vincoli parlamentari.

Oggi sta ritornando l’idea dell’elezione diretta del presidente del Consiglio. Insistere su questa proposta, come fa la destra, è a ben vedere la dichiarazione della incapacità a governare, è il riconoscimento di un deficit di leadership. C’è stato un tempo in cui è stato possibile governare a lungo perché c’erano leader forti capaci di tenere sotto controllo la maggioranza, anche turbolenta, senza deragliare verso la crisi di governo.

Gli esempi di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi sono molto illuminanti. Craxi è stato presidente del Consiglio dal 4 agosto 1983 al 18 aprile 1987, un record che fu battuto da Berlusconi che ricoprì la stessa carica dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006. Dunque non ci sono stati sempre governi di breve durata. Se si ripercorre la storia degli esecutivi della cosiddetta Prima repubblica ci si accorge che molti durarono poco per l’incapacità del maggior partito dell’epoca, la Dc, di evitare che l’asprezza della dialettica tra le correnti sfociasse in una crisi di governo. Dal momento che la destra a guida Giorgia Meloni ripropone la questione, siamo indotti a pensare che la premier per prima sa di non avere la statura e il carisma di un leader forte, al di là della propaganda, e dunque ha bisogno di poteri più cogenti per supplire a questo suo deficit.

Per questo vogliono manomettere, credo che questo sia il termine più appropriato, la costituzione. Ed è già in atto una torsione molto pericolosa della Carta. Si pensi ai tanti decreti legge, allo stato della tv e della stampa italiana allineate a chi comanda. Altra cosa grave è la decisione di approvare la finanziaria senza emendamenti, imbavagliando i parlamentari della maggioranza.

Uccidere la costituzione

Manomettere la costituzione è la loro ossessione come è sostenuto nel libro di due brave giornaliste, Sandra Bonsanti e Stefania Limiti, La pretesa del comando. Da Gelli alla destra di governo. Presidenzialismo e assalto alla costituzione, appena pubblicato da PaperFirst. È un volume denso di notizie e di informazioni. È un viaggio attraverso la storia della repubblica e dei vari tentativi di stravolgere la costituzione modificandone la struttura di fondo. Come una tenaglia che si è tentata di chiudere facendo leva su due fronti: il primo, molto noto, è il fronte politico, il secondo è il fronte finanziario.

Il presidenzialismo è, prima di tutto, un attacco alla costituzione da parte di una destra che non l’ha mai accettata, a cominciare dal Movimento sociale italiano, erede legittimo del fascismo di Benito Mussolini e della Repubblica sociale italiana messa su da Adolf Hitler dopo la defenestrazione di Mussolini. «La matrice missina non poteva che essere marcatamente presidenzialista, si rifaceva al culto dell’uomo carismatico su cui erano fondate la retorica e la pratica di Mussolini», scrivono le autrici che ci accompagnano per mano nei meandri di una storia repubblicana che ha avuto i suoi “gollisti democristiani”, i golpisti, i piduisti con le interminabili manovre di Gelli e i suoi massoni coperti. Secondo il socialista ed ex ministro Rino Formica, «Licio Gelli in fin dei conti era l’aspetto meno serio della P2, quello serio era il tentativo di spostare l’asse democratico in senso autoritario a democrazia invariata».

Poi c’è il piano economico che è meno conosciuto ma altrettanto importante e che prende le mosse dal 1973 con la nascita della Trilateral Committee fondata a New York il cui obiettivo, tra gli altri, è «il contenimento della espansione del Welfare State». E poi ancora i giganti finanziari come JP Morgan e la Goldman Sachs che ci invitano a liberarci delle nostre «costituzioni sinistroidi e antifasciste» perché «c’è troppa tutela dei diritti e dei meccanismi democratici di decisione». È sorprendente che tutto ciò avvenga mentre c’è una ossessiva propaganda sull’occidente democratico contrapposto a tutto il resto del mondo. «Uccidete le costituzioni antifasciste: il monito delle banche d’affari è terribile», concludono Bonsanti e Limiti.

Proprio in queste ore, mentre state leggendo questo articolo (e in attesa di leggere il libro) Meloni e il suo governo si apprestano a eseguire gli ordini: stanno uccidendo la costituzione, ma non hanno nemmeno il coraggio di dirlo.

© Riproduzione riservata