Cattivi pensieri pasquali sulla guerra. Vladimir Putin non si fermerà presto, i putiniani mascherati da pacifisti che affollano i talk vengono smentiti ogni giorno: nessuna vera disponibilità a trattare da parte di Mosca, possibilità per gli Ucraini di vincere sul piano militare, dopo la resistenza di Kiev e l’affondamento della nave Moskva nel Mar nero.

Il contesto si evolve verso l’escalation: sul terreno con la battaglia (finale?) per il Donbass tra truppe ucraine e russe; sul piano politico con l’espansione della Nato verso Finlandia e Svezia, mentre le istituzioni europee continuano a promettere l’adesione all’Ucraina; sul fronte economico con l’imminente embargo petrolifero dopo quello (non ancora effettivo) del carbone e in attesa di quello del gas.

A Mosca non si vede neppure il più vago segnale di un regime change: Putin guida con mano ferma la Russia verso la recessione e la distruzione di ogni prospettiva nel medio termine. Ma se gli Stati Uniti di Joe Biden hanno deciso che Putin va trattato come Saddam Hussein in Iraq, cioè da criminale di guerra e genocida, vengono i brividi a pensare alle conseguenze strategiche e militari di questo approccio.

Cosa può fare l’Europa? Dal punto di vista della teoria dei giochi finora l’Occidente ha fallito, vittima delle sue stesse virtù (moderazione, dibattito libero sulla stampa, promessa di pace) che lo hanno presentato depotenziato al confronto con un Putin sempre pronto, invece, a minacciare e bluffare.

L’Ue dovrebbe alzare il costo delle scelte belliche di Mosca. Sul piano militare è importante chiarire a Putin che ogni aggressione a paesi Nato, inclusa in futuro la Finlandia, farebbe davvero scattare la clausola di difesa collettiva da parte di tutta l’alleanza e che non ci sarebbero limiti.

Nessuno vuole usare l’arma nucleare, ma la Guerra fredda si è chiusa senza apocalissi perché entrambe le parti sapevano se e in quali condizioni l’avversario avrebbe schiacciato il bottone rosso.

Sul piano economico, l’Ue deve fare sul serio col gas: siglare accordi a prezzi record con Algeria, Qatar e altri partner non indebolisce Mosca, specie se ha tempo per cercare altri compratori o comunque beneficiare di rialzi di prezzi (che continueranno).

Per colpire Putin sul gas senza penalizzare gli europei ci sono due mosse possibili, mentre si lavora all’embargo: pagare il gas su conti vincolati a cui la Russia accederà solo dopo la fine della guerra, o pomparlo in Europa senza pagarlo finché Putin continua le operazioni militari. Vediamo chi cede prima: la Russia non può stoccare il gas che non vende, dovrebbe bruciarlo, in un falò di dollari e rubli. Si può fare domani.  

Putin non può uscire vincente da questa guerra, spetta all’Unione europea far in modo che risulti sconfitto senza che una guerra regionale diventi una catastrofe senza ritorno.

© Riproduzione riservata