L’Ucraina oggi è una start up e la guerra una palestra tech

Sui giornali europei si rincorrono due tesi su chi tra russi e ucraini sia in vantaggio tattico. Da una parte si dice che la Russia ha ammassato 700mila soldati sul fronte, erode le difese e sta per attaccare in forze, che le ondate di droni aumentano con la potenza militar-industriale russa ormai vicina a quella dell’Urss. La Nato rivelerebbe la sua debolezza di fronte a tale forza (convenzionale, senza parlare del nucleare) fatta di droni e missili di vario genere, oggi in grado di colpire tutta l’Ucraina, fino alle zone più occidentali, tanto da smarginare anche in Polonia.Il dramma è anche che la difesa ucraina costa troppo: centinaia di migliaia di euro per abbattere droni molto economici. I russi hanno migliorato la versione dello Shahed iraniano, ora dotato di intelligenza artificiale (può attendere in aria prima di colpire o posarsi a terra per poi riprendere quota). Anche la strategia di inviare sciami di centinaia se non migliaia di droni, mescolando quelli armati con quelli civetta, sta dissanguando le casse europee, soprattutto ora che gli americani non pagano più. Ci si chiede quanto tutto ciò possa durare. Se lo chiedono anche a Mosca puntando sull’usura europea. Il Cremlino: «Siamo in guerra con la Nato». Ufficiali Usa all’esercitazione bielorussa Dall’altra parte c’è una narrazione opposta secondo la quale gli ucraini avrebbero distrutto le vie di comunicazione logistiche dell’esercito russo, bloccando di fatto la grande offensiva estiva. Anche se dovesse aver luogo ora, in effetti è tardi perché con ottobre le condizioni climatiche si farebbero proibitive. Inoltre Kiev mette in atto contromosse innovative – l’aveva detto Volodymyr Zelensky a Roma – con un sistema di difesa-attacco nuovo e flessibile. Se è vero che i russi lanciano sciami di droni, è anche vero che gli ucraini ormai ne abbattono la gran parte (fino al 70 per cento nei momenti migliori), utilizzando l’intelligenza artificiale e sistemi di disturbo poco costosi ed efficaci. Vittime dei robot Probabilmente le due narrazioni sono vere entrambe, a dimostrazione che si tratta di una guerra di logoramento che può durare a lungo. Allo stesso tempo la guerra in Ucraina sta diventando una palestra tecnologico-militare. L’80 per cento delle perdite da entrambe le parti sono dovute ai droni mentre l’aeronautica militare classica (jet e elicotteri) sta diventando costosa e obsoleta per questo tipo di conflitto ravvicinato (altro è se si tratta di colpire lontano). Siamo entrati nell’era dei robot: a luglio scorso c’è stata la prima offensiva (ucraina) composta solo da robot terrestri armati e senza uomini. L’Ucraina è divenuta una specie di start-up country nella quale, in garage e cantine ben celati, centinaia di piccoli gruppi inventano e costruiscono nuovi modelli di droni (anche marittimi) e intercettori, usando cocktail tecnologici creativi. Secondo Ragnar Sass, imprenditore militare estone e fondatore della Darkstar Coalition fornitrice della Nato, appena un nuovo prodotto è pronto, viene dispiegato sul fronte, testato dai soldati i quali in 24 ore comunicano i risultati agli sviluppatori, che correggono e fanno scattare un nuovo ciclo. La nostra sicurezza e quella di Kiev sono la stessa cosa È una macchina da guerra in stile “Pmi avanzate”, a cui corrisponde quella russa, anch’essa a pieno regime, composta da fabbriche più grandi e processi più laboriosi. I russi sono in ritardo nel settore marittimo dove gli ucraini hanno ottenuto diverse vittorie, con affondamenti di navi grazie a droni marini di grande efficacia. Ciò che preoccupa osservatori e diplomatici è la pervasività del fattore militar-industriale: non solo la Russia ha convertito la propria economia in economia da guerra ma anche l’Ucraina e dopo di lei lo stesso sta accadendo ai paesi frontalieri (Polonia, Baltici e in parte anche i Nordici). I tedeschi seguono a ruota. La guerra contagia tutto e tutti: l’economia, la tecnologia, la ricerca, l’industria. Il settore privato è in piena ebollizione. L’ex amministratore delegato di Google, l’americano Eric Schmidt, ha creato un’azienda che produrrà quest’anno «centinaia di migliaia» di droni per l’Ucraina. Si tratta del «muro di droni» annunciato da Ursula von der Leyen al parlamento europeo. Anche se Donald Trump non ne è convinto, il complesso militar-industriale è ormai in vantaggio, marcia a pieno regime sui due fronti, e ha preso il controllo della guerra.