C’è solo un modo per fermare la spartizione dell’Ucraina tra Trump e Putin

In questo mese gli ucraini ricordano due momenti fondativi della loro nazione: l'Holodomor, la tragica carestia genocida per milioni di ucraini causata negli anni '30 dalle politiche di collettivizzazione forzata del regime di Stalin, e l’Euromaidan, la rivolta europeista del 2013-2014. La rivoluzione arancione del 2004 aveva già segnato il primo rifiuto della manipolazione russa, ma l'Ucraina non era ancora libera e nel novembre 2013, con l'abbandono dell'accordo con l'Ue da parte del presidente filorusso Yanukovych, il popolo ucraino si ribellò. La notte del 30 novembre 2013 segna la svolta decisiva: le forze di sicurezza, i Berkut, caricano i giovani manifestanti con violenza, ma la volontà del popolo ucraino non si piega. Inizia la Rivoluzione della Dignità, quando prendono corpo 75 battaglioni di giovani volontari che danno inizio a una nuova era per un'Ucraina europea, libera e democratica, emancipata finalmente dalla Russia. Il resto è noto: nel 2014 Putin reagisce occupando Crimea e parte del Donbass, e nel 2022 inizia l'aggressione all'Ucraina, puntando su Kiev e sul ribaltamento di Volodymyr Zelensky per fare dell'Ucraina una seconda Bielorussia asservita. Niente tetto all’esercito, no al ritiro di Kiev: Ucraina e Usa riscrivono il piano Trump Oggi quello stesso spirito di libertà dell’Euromaidan ha fatto filtrare un filo di luce in un momento assai buio per l'Ucraina. Secondo le notizie di agenzia, i leader europei sarebbero riusciti a farsi ascoltare da Donald Trump, facendogli riconsiderare il “piano dei 28 punti” come una piattaforma su cui riavviare il dialogo negoziale, e con criteri non penalizzanti per la sovranità di Kiev. La strada è ardua ma è di certo la più giusta e onorevole. Gli europei, pur rimanendo cauti, hanno compreso la grave postura unilaterale assunta da Trump; anche la sua assenza all'ultimo G20 è stato un segnale inequivocabile. Bene hanno fatto dunque a presentare un documento che, pur non criticandolo apertamente, indica che il piano Trump va rivisto in diversi passaggi, ribadendo che non possono legittimarsi territori conquistati con la forza. I punti critici del piano sono noti: la cessione del Donbass come fatto compiuto, la neutralità dell'Ucraina, che non potrebbe più scegliere il proprio sistema di sicurezza, una riduzione unilaterale delle forze armate, mentre quelle dell'aggressore non vengono toccate, un'amnistia che cancellerebbe Bucha, Mariupol, e Izium senza nemmeno una giustizia riparativa al posto della Corte penale internazionale. Per dirla in chiaro, non è un piano di pace: è la sospensione della legalità sotto mentite spoglie. Rubio ottimista: «I colloqui Usa-Ucraina mai così positivi». Ma Trump attacca ancora Qui basta ricordare due fonti del diritto. La prima è la norma che, da sola, squalifica l'impianto: l'articolo 52 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati stabilisce che un accordo ottenuto sotto minaccia della forza è nullo ab origine. Non è un dettaglio formale: è il principio che impedisce alla guerra di conquista di tornare a essere criterio politico: se fosse rinnegato costituirebbe un vulnus irreparabile per il diritto internazionale nato dalla Carta delle Nazioni Unite, aprendo un vaso di pandora dalle infinite conseguenze nelle varie questioni di confine diffuse nel mondo. Nella trama di Trump due elementi potrebbero essere salvati: il meccanismo di sicurezza simile all'articolo 5 della Nato e l'ingresso accelerato dell'Ucraina nell'Unione europea. Due apertura che però non valgono una mutilazione territoriale e una sicurezza incerta, perché non garantita da forze europee sul terreno. Lo scenario non ha più veli: il piano Trump per come è stato presentato è concepito come il piano che dà ragione alle tesi manipolate da Putin sulle "ragioni profonde" del conflitto. Altri analisti hanno temuto, e temono tutt'ora, che vada ben oltre il cessate il fuoco per l'Ucraina: è apparso un tassello dell'operazione di ridefinizione degli equilibri globali che Trump vorrebbe ricercare - dai tempi di Anchorage - accordandosi con Putin. Così mentre Mosca può ottenere legittimazione sulle conquiste militari, Washington ha via libera sul prioritario obiettivo strategico: concentrarsi nel confronto con la Cina. Il piano di Trump sull’Ucraina è la conferma di un mondo post europeo Il piano include la cooperazione economica tra Usa e Russia in energia, infrastrutture e estrazione di terre rare nell'Artico (con implicazioni sulla Groenlandia). Sancisce pure una strana previsione sugli asset russi congelati (sicuramente troverà opposizioni anche da Mosca): 100 miliardi di dollari saranno investiti sotto guida statunitense per la ricostruzione dell'Ucraina, con metà dei profitti destinata agli Usa, mentre all'Europa sono imposti altri 100 miliardi, senza garanzie di controllo decisionale. Anche sull'Ucraina vengono barattati interessi economici da co-gestire nella nuova alleanza Usa-Russia: l'Ucraina possiede una delle maggiori concentrazioni europee di carbone, acciaio, titanio e terre rare, oltre a giacimenti significativi di litio, oggi considerato un materiale critico per le filiere tecnologiche e per la transizione energetica. Non stupisce che le regioni pesantemente colpite dall'invasione – Donbass, Zaporizhzhia, Kherson – coincidano con aree industriali chiave e zone con risorse minerarie fondamentali per il mercato globale. Safari umani e attacchi al muro di droni, così l’esercito russo ha sfondato in Ucraina Rimane la questione centrale: senza l'Ucraina e l'Europa al centro del processo negoziale, l'accordo non ha legittimità né offre certezze per la pace. L'intesa Washington-Mosca considera l'Ucraina come un problema da chiudere, e non come un paese sovrano da ricostruire. Questo è il punto da ribaltare: senza l'autodeterminazione dell'Ucraina nessuna pace sarà duratura, e l'idea di una nuova "Yalta del XXI secolo" rischia di sgretolarsi sul nascere. Qualsiasi iniziativa negoziale non può tradire né il diritto internazionale, né la Storia degli ucraini e della stessa Europa. Non si può ignorare il sacrificio di un popolo che in memoria dell'Holodomor e dell'Euromaidan oggi fa appello alla coscienza degli europei: in gioco ci sono i comuni principi di libertà sanciti nelle Costituzioni europee, conquistate tutte con il sacrificio di tante vite umane. Russia-Ucraina, se la pace è ingiusta la guerra sarà infinita