Ritengo opportuno illustrare la filosofia che ispira la manovra 2023 in materia di entrate tributarie.

Innanzitutto, rivendico con orgoglio l'impegno profuso dal Governo su un intervento condizionato dalla scarsità dei tempi e delle risorse disponibili, e tuttavia fedele al “programma dei primi 100 giorni” con il quale ci siamo presentati ai nostri elettori.

Penso che siano state adottate scelte coraggiose e utili al Paese, raccogliendo in parlamento il contributo migliorativo di tutti, senza però rinunciare alla filosofia complessiva che ispira ed ha ispirato il nostro lavoro.

Le misure

La congiuntura ci ha imposto un intervento deciso sul caro-bollette e sul caro-vita in generale, con il rinnovo e il potenziamento delle misure di sostegno a imprese e famiglie a basso reddito, che assorbe circa i due terzi della manovra, anche con un contributo straordinario a carico degli operatori avvantaggiati dall'aumento dei prezzi energetici.

Per il resto, abbiamo posto le prime basi di un progetto di medio termine che, in ambito fiscale, ambisce alla riforma del sistema impositivo, nella logica della semplificazione e dell'alleggerimento del prelievo. Insomma, gettiamo un ponte verso la revisione organica del modello di tassazione.

La tregua fiscale

Di ciò, la “tregua fiscale” costituisce una necessaria premessa. La costruzione di un rinnovato rapporto tra stato e cittadino-contribuente presuppone la previa distensione della conflittualità pregressa, spesso generata dalle difficoltà di pagamento innescate da eventi straordinari, come quelli degli ultimi anni (pandemia, caro-vita).

Non si tratta, per lo stato, di rinunciare al proprio dovere di far sì che tutti contribuiscano, secondo la propria capacità, alle spese pubbliche, bensì prender atto, soprattutto nell'attuale fase storica, che tale obiettivo può essere più efficacemente perseguito in una logica di minor aggressività e stimolando la compliance spontanea. Tutte le misure di “tregua” condividono questa filosofia (come già accaduto in passato, con governi di ogni colore politico, peraltro in momenti storici anche meno “complicati”), senza concedere sconti sulle imposte dovute, ma solo tempi più lunghi di pagamento e un alleggerimento delle sanzioni (in Italia pericolosamente sproporzionate).

Dunque, non ci sono condoni nella manovra 2023. Non si tratta di rimarcare un distinguo lessicale, bensì la necessità di comunicare la reale sostanza delle cose, ovvero recuperare tutto il dovuto, ma in modo più efficace ed efficiente, anche stimolando l'adesione spontanea dei contribuenti.

Nessun arretramento, invece, sulla lotta all'evasione, la quale passa dal potenziamento dei mezzi (umani, fisici e informatici) a disposizione dell'Amministrazione finanziaria.

Non a caso, nella stessa manovra si prevedono strumenti di contrasto al fenomeno del cd. "apri a chiudi” e alle frodi Iva su piattaforme on-line, regole più certe sulle cd. cripto-attività, limiti alla deduzione dei costi black list, nonché l'ingresso di nuovo personale dell’Amministrazione finanziaria destinato ad attività di controllo e supporto all’adempimento spontaneo dei contribuenti.

Pure le misure di affrancamento previste dalla manovra 2023, ad esempio in tema di partecipazioni societarie (quotate e no), fondi comuni d'investimento, polizze assicurative, utili di partecipate estere, condividono la medesima logica-ponte, di preordinazione alla futura riforma fiscale. Si consente un aggiornamento dei valori d'ingresso in vista del modello impositivo che verrà.

Le criptovalute

Tanto vale anche per le cripto-attività: ci si è fatti carico di un doveroso intervento di sistematizzazione di una materia fin qui non normata, senza escludere la regolarizzazione del passato in cui, in assenza di diritto positivo, l'individuazione delle modalità di corretta tassazione è stata affidata al lavoro dell'interprete.

E ancora - e sempre in coerenza con il programma presentato ai nostri elettori - abbiamo mosso i primi passi verso la semplificazione e l'appiattimento delle aliquote IRPEF, uno dei cardini della nostra visione sul Fisco del futuro.

In questa logica si collocano l'estensione del regime forfettario fino a 85.000 euro di ricavi, l'introduzione della flat tax incrementale, la riduzione dal 10 al 5 per cento dell'aliquota "piatta" sui premi di risultato dei lavoratori dipendenti.

A questi ultimi sono destinate anche altre misure della manovra 2023, in primis il potenziamento del taglio al cosiddetto “cuneo fiscale”, che si somma all'innalzamento, già disposto in precedenza, della soglia di detassazione, fino a 3.000 euro, per il 2022 dei fringe benefit.

Insomma, oltre al caro-bollette, gettiamo un ponte verso la futura riforma fiscale. E su ciò siamo ben consapevoli che ci attende un duro lavoro sin dai primi mesi del prossimo anno, per trovare le risorse necessarie e individuare le idee migliori, auspicando il contributo di tutti.

Dopo una lunga e variegata esperienza in questo settore, chi scrive ha la consapevolezza che una seria riforma fiscale richiede di mettere a fattor comune ogni più valido apporto, delle istituzioni tutte, ma anche del mondo delle professioni e delle imprese.

La nostra visione

A questo cantiere noi porteremo naturalmente la nostra visione, sulla riduzione e semplificazione della tassazione per individui, famiglie e imprese, sulla razionalizzazione del complesso ginepraio normativo in materia fiscale, sulla revisione dell'impianto sanzionatorio, sulla riforma del sistema di governance e di giustizia fiscale. Abbiamo dovuto fare i conti con le contingenze e muovere passi ponderati in un tempo ridotto, ma riteniamo che dal 2023 si possa finalmente avanzare in modo più deciso verso la revisione organica di un sistema ormai segnato dal tempo.

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