Con la presentazione delle liste elettorali del Pd, e le prime indiscrezioni provenienti dagli altri partiti, si sta realizzando lo scenario previsto da mesi: medici e scienziati divenuti familiari nei programmi sulla pandemia si confronteranno ora anche nelle tribune politiche. Sui social media si incrociano gli insulti con l’ironia dei “Chi l’avrebbe mai detto?”.

Sulla visibilità di questi esperti, d’altra parte, si scherza da sempre, tanto che per gioco era stato ideato perfino un finto album delle figurine con i loro volti ed erano state elaborate hit parade dei  più credibili o graditi al pubblico.

Ma proviamo a riflettere seriamente, mettendo da parte simpatie o idiosincrasie personali. Che cosa c’è di male in queste candidature? Un tempo si votava un partito, che garantiva per la coerenza con i propri ideali degli individui messi in lista, mentre oggi non amiamo mettere la croce su un candidato sconosciuto, solo in base alla sua appartenenza.

Vogliamo votare “le persone”, ma come elettori possiamo conoscere “le persone” solo attraverso la loro popolarità. Nelle liste non entrano solo le cosiddette “virostar”, ma altri personaggi di cui conta più la riconoscibilità che l’esperienza. Anzi, i politici di professione, a dire il vero, ci fanno un po’ storcere il naso.

Contano i valori non la celebrità

Ma non è quanto, come o perché questi medici o scienziati sono diventati celebri, né quanto hanno guadagnato dalle comparsate televisive o dai loro libri che ci dovrebbe interessare. Per valutare queste candidature dobbiamo porci altre domande, che valgono per i ricercatori come per gli avvocati, gli ingegneri, i sindacalisti o gli attivisti di diversa natura: di che idee si potrà fare paladino questa persona una volta arrivato in parlamento? Quali istanze porterà avanti, quali battaglie si vorrà intestare? Nella comunicazione della pandemia è stato rigoroso e si è attenuto ai dati o ha inseguito il consenso? È una persona di cui sento di potermi fidare, che immagino seguirà gli interessi pubblici oppure i propri o quelli di altri?

Detto questo, abbiamo un enorme bisogno di medici e scienziati in Parlamento. Il mondo che bisogna governare, le crisi climatica e sanitaria che stiamo attraversando richiedono e richiederanno sempre più la loro competenza, non solo quella di giuristi ed economisti. Sui banchi della Camera e del Senato sono indispensabili figure di riferimento per il mondo scientifico, che favoriscano i finanziamenti per la ricerca, che capiscano l’importanza di quella di base, che conoscano il mondo della sanità, che capiscano i termini delle sfide da affrontare e aiutino i compagni di partito a fare per tutti noi le scelte migliori. Non basta, però, per questo, una laurea in medicina, una cattedra, un curriculum prestigioso. Ci vogliono i valori, più dei lavori, e la volontà di realizzarli.

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