La stretta di Big tech

La stretta di Big Tech sulla libertà di espressione

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  • Le piattaforme sono in una posizione difficile: subiscono contemporaneamente le pressioni del Congresso per promuovere la libertà di espressione e allo stesso tempo rimuovere i contenuti dannosi e offensivi.
  • Scegliendo di rimuovere, di bandire mettendo in ombra e di affibbiare etichette di ammonimento a discussioni brutte, ma ordinarie, Big tech ha fatto chiaramente capire che la priorità è che l’online sia bello, non che ci sia la libertà di parola.
  • Big tech ha capovolto completamente l’inerzia di vecchia data tra autore e editore. Le principali società di social media – Facebook, Twitter e Google – possono davvero fare quello che vogliono. Con il Congresso a un punto morto, la questione potrebbe presto passare alla magistratura.

Gli utenti online hanno a cuore due diritti: la libertà di dire ciò che pensano e la libertà di non ascoltare quando qualcuno che dice ciò che pensa cerca di suggerire cosa fare. Negli ultimi due anni però, le piattaforme di social media sono riuscite a minare entrambi questi diritti: limitando il potere di esprimere le proprie opinioni attraverso una babysitter dei contenuti ben intenzionata ma troppo potente. Interessi contrapposti Dopo mesi di proteste infondate dei repubblicani sul fatt

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